GUBBIO – Prima si sono avvicendati al tavolo dei relatori Fabrizio Cece, che ha presentato tutta una serie di documenti su multe, sentenze ed esecuzioni capitali frutto delle sue ricerche negli archivi eugubini; Maurizio Calì, che ha parlato del grande successo della XII edizione del Premio Italia Medievale indetto dall’omonima Associazione culturale di cui è presidente; Matteo Duni e Maria G. Nico Ottaviani, che hanno passato in rassegna cronache e miti sulle donne nel medioevo; Riccardo Fedriga, che ha indagato gli stereotipi sull’età di mezzo a partire da quelli relativi ad Abelardo ed Eloisa. È però toccato a Francesca Roversi Monaco e Tommaso di Carpegna Falconieri concludere il 4 ottobre il primo Festival del Medioevo in una Sala del Refettorio del convento di San Francesco di Gubbio ancora un volta gremita di pubblico. Un intervento dialogico fatto di parole e immagini, il loro, nel corso del quale il medioevo si è venuto delineando come una miniera di modelli, esempi e identità culturali, aperta dall’Ottocento e oggi sfruttata come mai in passato. Dalle grandi migrazioni dei nuovi barbari alla difesa dei confini europei, dai tornei cittadini al tradizionalismo identitario cattolico, l’Occidente contemporaneo attinge a piene mani da ciò che pensiamo essere il medioevo, costruzione culturale dalla straordinaria efficacia simbolica. Una conclusione in linea con quanto sostenuto da Franco Cardini nella Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio mercoledì scorso, all’inizio della cinque giorni di appuntamenti culturali, mostre, mercati, esibizioni e spettacoli andata felicemente in scena in una delle più belle città medievali d’Italia. Forse la più bella, come avvertono tutti i cartelli turistici del Comune, certamente quella meglio conservata, o meno contraffatta – se si vuole – rispetto all’originale. Esperienza senz’altro da ripetere, come si è augurato il suo ideatore e primo realizzatore Federico Fioravanti nel chiudere senza retorica alcuna un’iniziativa culturale riuscita nell’impresa di aprire al grande pubblico il medioevo immaginato dagli storici. Per ora vanno in archivio cinque giorni di alta divulgazione storica, che non hanno tradito il rigore scientifico, garantito dall’imprimatur del Centro Studi sull’Alto Medioevo presieduto da Enrico Menestò. L’appuntamento tra un anno a Gubbio.
La cronaca del 4 ottobre
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