“Una mattina di ventiquattro anni fa, mentre preparavo a tavolino la produzione di Arsenico e vecchi merletti ed ero alla ricerca di una soluzione affascinante per la regia, mi venne in mente: chiama Monicelli! Mario, il teatro, lo aveva solo sfiorato e non ne aveva un gran ricordo: ma lo sviluppo e l’intrigo giallorosa di Arsenico e vecchi merletti erano perfetti per lui … E così chiamai uno dei più grandi registi del mondo per proporgli questa piacevole ‘fuga’. Mi rispose subito di si: Mario era così, con un’umiltà ed una tranquillità stupefacenti, senza fronzoli, accettò”
Questo il ricordo di Geppy Gleijeses, attore e regista italiano di grande fama. Arsenico e vecchi merletti, la produzione cui si fa riferimento, fa parte della mostra “Monicelli e il Teatro“. Al centenario della nascita del Maestro, il Teatro Quirino di Roma espone alcuni programmi di sala degli spettacoli da lui diretti, insieme a una vasta galleria di foto, video, recensioni ed interviste del Maestro. Dopo il vernissage di giovedì 22 ottobre, alle ore 17, al Teatro Quirino – Sala Colonne, la mostra sarà aperta tutti i giorni, fino a domenica 1 novembre.
Regista cinematografico, ma anche di teatro, quini. Anzi, Mario Monicelli aveva in qualche modo esordito proprio come autore drammatico scrivendo, da giovane, una commedia, “poi rimasta nel cassetto, finché non fu riesumata per una memorabile serata romana alla fine degli anni ’50 da Franco Castellani, avventuroso capocomico di una compagnia molto scalcinata”, ricorda Masolino D’Amico. “Per Monicelli infatti il regista cinematografico non era il grande autore-accentratore così caro alla critica dei suoi tempi – continua ancora il critico teatrale – ma semplicemente il vertice di un grande processo di collaborazione collettiva di cui facevano parte tutti, attori, scrittori, operatori, datori di luci, maestranze”.
Tra le opere teatrali dirette da Monicelli c’è anche Una bomba in ambasciata, di Woody Allen. Quando accettò di dirigere quel testo “tutto basato sull’umorismo impassibile della scuola ebreo-americana (particolarmente adatto, tra parentesi, al protagonista nonché capocomico Geppy Gleijeses), capì subito che per adeguarvi due importanti membri della compagnia come Carlo Croccolo e Isa Barsizza, abituati a tutt’altro tipo di comicità, avrebbe dovuto snaturarli profondamente: e allora li incoraggiò a fare, invece, quello che sapevano fare meglio, trasformando la pièce in una gradevole farsa all’italiana e così portandola al successo”, continua ancora lo storico teatrale.
In questa mostra si vuole ricordare il lavoro di Mario Monicelli in teatro, la sua bravura e la sua onestà. Monicelli fuori dagli schemi del grande schermo, artista fuori dagli schemi prima di tutto, come quando “nel luglio dell’87, al Festival di Portovenere, il giorno della prova Generale, mentre io e lui passeggiavamo sulla banchina del porto, Mario entrò di scatto in un negozietto – ricorda ancora Geppy Gleijeses – Uscì due minuti dopo con un costume da bagno, comprato ed indossato all’istante, e si gettò in acqua senza proferir parola nel porto di Portovenere. Così era Mario: forte, duro e serio, ma vivaddio sempre sorprendente”.