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Quella mania del complotto che non passa mai di moda

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Si parla di teorie del complotto. Bisognerebbe invece parlare – secondo Alessandro Campi e Leonardo Varasano – di immaginario complottista. Vecchio di secoli, capace di aggiornarsi in continuazione, esso si alimenta di alcuni temi o motivi ricorrenti: le tenebre che avvolgono l’operato di sette o società segrete intenzionate ad imporre il loro dominio sul mondo; il gusto per l’orrido, il ripugnante e l’occulto che si ritrova in ogni cultura popolare; il senso di angoscia che colpisce gli uomini dinnanzi ai cambiamenti storici troppo bruschi e il loro bisogno di un capro espiatorio al quale addossare le colpe; l’ossessione del nemico che pervade le società nel momento in cui esse entrano in crisi o in fibrillazione. Dietro la denuncia delle cospirazioni – un tempo tipica dei regimi totalitari, oggi divenuta una pratica corrente anche in quelli democratici – c’è sempre un clima psicologico di sospetto e paura che spinge alcuni uomini a ridurre la complessità del mondo reale ad una causa elementare e onnipotente. Ma il fatto che i complotti siano quasi sempre costrutti fantastici e immaginari, che non a caso nascono come reazione a eventi storici traumatici, non impedisce che nella storia la lotta per il potere – come Machiavelli più di altri ha spiegato nelle sue opere – sia stata spesso condotta ricorrendo a trame segrete, colpi di mano violenti e macchinazioni. Si tratta allora di distinguere, sul piano storico e analitico, tra congiura e complotto.
I curatori lo fanno con Congiure e complotti. Da Machiavelli a Peppe Grillo, edito da Rubbettino.
Il volume sarà presentato a presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana – Treccani giovedì 23 giugno (ore 17.00) da Giuliano AMATO, Giovanni BELARDELLI, Miguel GOTOR.

Roma – Sala Igea – Palazzo Mattei di Paganica – Piazza della Enciclopedia Italiana, 4.image