Gubbio, fine agosto. A piazza San Giovanni (quella della parrocchia televisiva di Don Matteo) si aggirano centinaia di persone in costume. Banchi e botteghe vendono prodotti tipici, non solo alimentari. Tele, artigianato in legno e in rame, modernariato… Ma gli avventori non possono acquistare in euro. Devono prima passare dal cambiavalute e fornirsi di Quattrini. Vere monete (quasi…) coniate per l’occasione, tanto per ricordare che Gubbio aveva la sua zecca.
Basta questo per capire quanto la cittadina umbra, medievale come tante in Italia, sia legata intimamente alla sua storia profonda, le radici che non muoiono, si potrebbe dire… E dunque non è per caso che il giornalista Federico Fioravanti, già direttore del “Corriere dell’Umbria”, abbia scelto proprio la città di pietra cara a Hemann Hesse come location per Il Festival del Medioevo in programma dal 30 settembre al 4 ottobre. Dieci secoli di storia (476-1492) in cinque giorni densi di appuntamenti culturali, mostre, mercati, esibizioni e spettacoli. Un caso seria, scientifica, non il trionfo del kitsch, tanto vale chiarirlo. “Niente di tutto questo – spiega Fioravanti a B in ROME -. Il visitatore non si aspetti la sagra dello spadone e delle armature, anche se a Gubbio c’è la fabbrica che esporta in tutto il mondo proprio spade e armature medievali. Qui anche le strade profumano di Medioevo. Tutti i quartieri, le piazze. Penso ai ponti sul torrente Camignano, che fanno sembrare la città una piccola Venezia immersa nell’Appennino. Il Festival sarà una cosa serissima, con tutti i grandi medievisti – a cominciare da Franco Cardini che aprirà le danze – impegnati a discutere intorno a secoli della nostra storia ingiustamente bistrattati, e ora oggetto di una grande attenzione popolare, oltre che degli studiosi. D’altra parte la filosofia del Festival è che tutto è cultura. Penso al grande contributo che potrà dare Massimo Montanari, professore di Storia medievale all’Università di Bologna, dove però insegna anche Storia dell’alimentazione e dirige il Master europeo Storia e cultura dell’alimentazione. Come si mangiava nel Medioevo? E come incideva la diversa alimentazione nei rapporti tra le classi sociali? Sarà interessante scoprirlo”. Scoprire, in fondo, che cosa è veramente il Medioevo. Un’epoca di passaggio tra l’età antica e quella moderna, certo, che indichiamo, in modo convenzionale, tra due date: il 476, anno della caduta dell’Impero romano d’Occidente e il 1492, l’anno della scoperta dell’America. Ma anche sulle date la discussione è ancora aperta. Alcuni studiosi fanno coincidere la fine del Medioevo con la data simbolica della caduta di Costantinopoli (1453). Altri, soprattutto in Germania, la anticipano al 1440, l’anno dell’invenzione della stampa a caratteri mobili. Per altri ancora, la data giusta è l’inizio della predicazione di Lutero (1515) o l’avvio della Riforma (1517). Secondo gli storici francesi, c’è un “lungo Medioevo” che dura addirittura fino alla metà del Settecento, all’epoca dei Lumi e alla nascita della rivoluzione scientifica e industriale. “Quel che è certo – sottolinea il Festival – è che quei mille e più anni che definiamo in modo convenzionale Medioevo, sono stati il crogiuolo della nostra civiltà” Lo spiega bene Umberto Eco: “Il Medioevo inventa tutte le cose con cui stiamo ancora facendo i conti, le banche e la cambiale, l’organizzazione del latifondo, la struttura dell’amministrazione e della politica comunale, le lotte di classe e il pauperismo, la diatriba tra Stato e Chiesa, l’università, il terrorismo mistico, il processo indiziario, l’ospedale e il vescovado, persino l’organizzazione turistica: sostituite le Maldive con Gerusalemme e avete tutto, compresa la guida Michelin”. E aggiunge Enrico Menestò, professore ordinario di Letteratura latina medievale nell’Università di Perugia, presidente della Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto e del Centro italiano di studi sul basso medioevo di Todi: “Ben oltre i limiti o le mistiche metafore dei romantici, si assiste oggi a un imponente revival del Medioevo: letteratura, teatro e musica, ma anche e soprattutto cinema, televisione, fumetti e videogiochi continuano, infatti, a riproporre un’età che diviene una figura dai cento volti, che si impone nel presente e si proietta nel futuro”. Capirla questa età è importante. Anche per capire il presente. “Il Medioevo, del resto, – spiega Menestò – è un’età che sembra corrispondere sempre a qualsiasi domanda. Per una società come la nostra che ha fatto del protagonismo uno dei principali punti di riferimento, la figura del cavaliere medievale – ad esempio– è un modello pieno di attrattiva e irresistibile. Ma quel cavaliere, che è non solo un protagonista ma anche un emarginato come tanti eroi più o meno attuali di films western, ha un codice d’onore, elemento che lo rende ancora più affascinante agli occhi di un mondo che i codici d’onore ha perduto da un pezzo. Egli ha in sé – come tutto il Medioevo – una vocazione interiore intensa e talvolta muta: agire in nome di un ideale che si rispecchia nell’immagine di Dio“. Questioni centrali, che vanno al di là della necessità di riconoscere che il Medioevo è un’epoca di progresso e di innovazioni: la ruota idraulica, il mulino a vento, la staffa, la bussola, la carriola, gli orologi meccanici, le prime armi da fuoco, la forchetta, la pasta, il salame, i bottoni, gli occhiali, la stampa a caratteri mobili, la camera oscura e l’algoritmo. Le invenzioni dell’Età di Mezzo hanno cambiato il mondo.
“Il revival spesso, ammettiamolo, si veste di kitsch – dice Fioravanti -. Tra le sagre e le saghe, si celebra un periodo famoso ma al tempo stesso sconosciuto. Un’epoca calunniata, spesso ricostruita attraverso una serie di luoghi comuni e di pregiudizi. Quindi giudicata prima ancora di essere conosciuta. Da qui l’idea del Festival del Medioevo, di un incontro annuale per riflettere, capire e divulgare. Per scoprire noi stessi e la nostra storia. Per guardarci allo specchio e provare a riconoscerci”. Diceva Jacques Le Goff: “Se studiate il Medioevo vi accorgerete che è diverso da ciò che siamo, da ciò che l’Europa è oggi diventata. Avrete come l’impressione di fare un viaggio all’estero. Occorre non dimenticare che gli uomini e le donne di questo periodo sono i nostri antenati, che il Medioevo è stato un momento essenziale del nostro passato, e che quindi un viaggio nel Medioevo potrà darvi il duplice piacere di incontrare insieme l’altro e voi stessi”.
È questa in fondo la sfida lanciata dal Festival del Medioevo. “Una sfida difficile – ammette Federico Fioravanti, seduto per un momento di pausa sotto i portici di piazza Oderisi -. C’è ancora tantissimo da fare. Ma siamo certi di riuscire nell’impresa, anche grazie alla collaborazione delle istituzioni locali. E degli eugubini. Un popolo generoso, quando lo coinvolgi risponde”.
Info: www.festivaldelmedioevo.it
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B in ROME seguirà questa sfida come media partner… (Foto in evidenza concessa dal sito del Festival)
Per dormire a Gubbio: http://www.parkhotelaicappuccini.it
Tutti i libri sul Medioevo: www.fotolibrigubbio.it