Dal 4 al 9 febbraio debutta al Teatro Franco Parenti di Milano lo spettacolo La purezza e il compromesso, omaggio a Visconti e Testori, ultimo capitolo della “Trilogia della Città – un viaggio attraverso l’Italia ed i suoi mutamenti”, produzione Linguaggicreativi.
Dopo il grande successo de La Nebbiosa di Pasolini e I ragazzi del massacro di Scerbanenco, l’attenta regia di Paolo Trotti torna a raccontare la periferia della città, i personaggi e le passioni che la abitano. In scena ritroviamo Stefano Annoni e Diego Paul Galtieri, già apprezzati nei due primi spettacoli della trilogia, qui accompagnati da Michele Costabile e Margherita Varricchio.
Trotti scrive una drammaturgia originale che si ispira da una parte al mondo dei racconti di Giovanni Testori, in particolare a Il ponte della Ghisolfa, dall’altra si nutre del Testori filtrato dalla lettura fatta da Visconti nel film Rocco e i suoi fratelli. Il risultato è l’affresco di una periferia cittadina, in una non precisata città occidentale contemporanea, che ritrova gli stessi conflitti della Milano del 1959, la Milano di Testori e di Visconti.
I protagonisti dello spettacolo sono due fratelli, Rocco e Simone, e il loro modo, diametralmente opposto di affrontare la nuova vita nella grande città. Rocco mantiene inalterati e puri i propri principi, serbando il desiderio forte di tornare nel proprio paese di origine. Simone, corrotto dalle possibilità di una ricchezza facile, rinnega il proprio schema di valori. Lo scontro tra i due muove la trama lungo i binari della contrapposizione.
Il centro dello spettacolo è dunque il tentativo da parte dei personaggi di affrontare un distacco: l’addio al paese d’origine, l’addio alla possibilità di vivere un amore, l’addio alla famiglia. Una concatenazione di separazioni che nascono proprio dal bisogno di rimanere uniti. Il personaggio che innesca la trama è la madre e la sua decisione, dopo la morte del marito in Lucania, a fronte di troppa miseria, di raggiungere il figlio maggiore precedentemente emigrato al nord.
La madre dà il via a tutta la vicenda: il femminile con la sua necessità di generare e preservare la vita, con il coraggio di lasciare una terra e il desiderio di vedere i figli rivalersi sulla povertà: è qui che Visconti incontra Testori, nella povertà e nel desiderio di rivalsa su di essa, il fare di tutto per cambiare posizione sociale, anche farsi spaccare la faccia su un ring. È la rivincita contro il destino tanto sperata che non arriverà mai. (Dalle note di regia)
Lo spettacolo è dunque anche una riflessione molto contemporanea sulla necessità di emigrare, di affrontare il destino armati solo del proprio corpo che diventa l’unico bene, da preservare, da scambiare, da perdere.
Lo spettacolo parte dalla centralità del corpo come unico bene di valore/scambio/vendita che possiedono gli emigranti, i viaggiatori per necessità, i fuggiaschi. Una riflessione sul corpo come strumento di scambio, come strumento sonoro e come contenitore di qualcosa di molto fragile: l’essenza dell’essere e dichiararsi umani nonostante tutto e tutti.