Home teatro Al Teatro dell’Orologio in scena la follia delle donne di Ulisse

Al Teatro dell’Orologio in scena la follia delle donne di Ulisse

1555

Penelope aspetta. Sogna e si porta dentro di sé degli incubi che le mangiano le palpebre. Quattro donne, Caterina Gramaglia, Carlotta Piraino, Alessandra Salamida, Claudia Salvatore, che si affacciano sul mondo della vertigine suprema: il mondo del disfacimento mentale, dell’assurdo che pian piano diventa una concreta possibilità.

Tre fiamme di un cielo infernale fatto di sonno e proiezioni, Penelope si incontra con le amanti del marito.

Un mare di poesia circonda il sordido spettacolo di erotismo zoofilo di Circe. Diceva Fëdor Dostoevskij che: «La lussuria genera la lascivia, la lascivia la crudeltà». Eccola la crudeltà di Circe. Una donna selvaggia, abbandonata a un piacere epidermico, che però odia e ama. Che Circe. Così arrabbiata, così veramente poco incline al perdono. Come se Lisbeth fosse tornata indietro in una Arcadia divina a protestare contro la sfortuna di essere nata donna.

Non conta la capacità semantica di far valere il proprio potere generativo: non esiste una donna diversa, sembra suggerire Circe. Nonostante tutto, essa può essere strega, maga o fattucchiera, ma cade sempre sotto i colpi dell’Es. Divorata e divoratrice. Che Circe.

Calipso. Odorosa Calipso. Fragile Calipso. Ninfa fatta propria da una macchina che ne stritola i contorni. Così, sottoposta a un Odisseo frantumante, sprofonda in una scintillante alterità, diciamo schizofrenia o semplicemente “altro da qui”, questa Calipso è più vera di qualsiasi altra ninfa. Semplice, fragile, traballante su un filo fatto di parole ripetute come un mantra che dovrebbe tenere lontana la paura di doversi ritrovare, ancora una volta, fragile e umana: in sostanza, innamorata.

Nausica ama come un adolescente. Inchiodata a dei segmenti così sensibili che sembrano dare alla sfolgorante fragilità di questo dipinto greco un potere evocativo ancora più sottile di un racconto di formazione. Nausica metafora, Nausica così bella che sembra potersi librare sempre più in alto delle attese stesse. Nausica amante bambina.

Il lavoro della compagnia Kinesisart, che ha mischiato prosa e video art, ha saputo dare profondità e respiro fresco a una storia che, talvolta, sembra essere troppo ripetitiva. Non si tratta di una prospettiva, resta però un dialogo con il pubblico in tono introspettivo. Un impressionismo del linguaggio che ha sciolto la grammatica dell’anima in una meraviglioso e antico mormorio di versi greci, per rievocare quel mantra originario che sta tra il dolore di Penelope e la Passione delle amanti di Ulisse.