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All’Argentina arriva la danza di Jerom Bel

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La danza torna protagonista sul palcoscenico del Teatro Argentina il 9 e il 10 settembre (ore 20) con il debutto in prima nazionale della nuova opera del coreografo francese Jérôme Bel che crea GALA con 20 danzatori e non professionisti selezionati a Roma, nell’ambito di G R A N D I  P I A N U R E, vetrina sulla coreografia dedicata agli spazi sconfinati della danza contemporanea, a cura di Michele Di Stefano.  Gala offre un approccio diverso alla danza attraverso un invito alla cittadinanza a costruire insieme al coreografo un meccanismo spettacolare che rifletta sui sistemi di comunicazione e sugli archetipi della convenzione rappresentativa, una co-realizzazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Grandi Pianure e Short Theatre, in collaborazione con Institut français Italia nell’ambito della Francia In Scena e con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati.

Dopo Disabled Theater, in cui protagonisti erano i disabili mentali e Cour d’honneur con semplici spettatori, il coreografo offre la scena a coloro che ne sono generalmente esclusi, ossia un gruppo di amatori restituiti al loro dilettantismo, in un’appassionata pratica artistica. La sfida di Jérôme Bel contro l’esclusione dallo spettacolo prende in questo caso la forma di un “gala”, di una celebrazione collettiva non professionale che vuole minare l’autorità del “danzare bene” a vantaggio del puro piacere di esibirsi. Di questi corpi inesperti, Gala esplora la plasticità fisica e la duttilità intellettuale, mobilitando il loro desiderio di esprimersi e la loro capacità di incarnare una conoscenza coreografica. Venuti con i loro abiti da festa, i danzatori si appropriano di quel luogo di potere che è la scena e ne sfidano in qualche modo l’autorità. Riportato alla sua nudità, il palco si presenta come uno spazio vuoto per questi interpreti improvvisati, un luogo neutro dove mostrare conoscenze intuitive e gesti non costruiti. Jérôme Bel, dunque, riunisce danzatori e non professionisti, proseguendo nel suo percorso di decostruzione della rappresentazione canonica e istituzionale della danza, con l’intento di screditare così l’idea di una presunta impotenza del dilettante e la sua definizione di figura imperfetta, per valorizzare il suo potenziale coreografico. Una festa in scena per celebrare la danza e il movimento nella sua essenza più pura, spontanea e dinamica, priva di congetture, orpelli e regole, aperta a tutti.