Si apre domani, domenica 27 settembre, con un concerto di Leonardo Colafelice al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia (ore 12) il ciclo dedicato a uno strumento solo, il pianoforte, del 64esimo Festival internazionale di musica contemporanea Incontri della Biennale di Venezia.
Ideato da Pasquale Iannone, il ciclo per pianoforte solo ha come fil rouge l’opera di Beethoven, con cui tutto il pensiero musicale moderno è in debito, in un gioco di scambi con pagine della letteratura pianistica del secondo Novecento. Il giovanissimo Leonardo Colafelice, classe 1995, vincitore di numerosi premi, affianca così la Sinfonia n. 5 di Beethoven nella versione pianistica di Franz Listz, autore della trascrizione completa delle sinfonie beethoveniane a conferma del successo immediato che ebbero, a una corposa selezione dei Klavierstücke di Stockhausen, altro musicista dell’eccesso che
vede nel pianoforte il ‘quaderno di appunti’ delle proprie idee.
Al Teatro alle Tese di Venezia (ore 16) l’appuntamento è con l’ensemble allargato Contrechamps, tutti solisti d’eccellenza che, partiti dalla Svizzera francese, da 40 anni calcano i palcoscenici di tutto il mondo nel nome della musica del XX e del XXI secolo.
Alla Biennale presentano due brani di Rebecca Saunders, unanimemente riconosciuta fra le più valide e richieste compositrici di oggi, accanto a un lavoro di Jacques Demierre, pianista, compositore e performer, attivo sia in ambito classico che nell’improvvisazione jazz e nel rock d’avanguardia.
La serata di domenica 27 settembre vede il ritorno di Giorgio Battistelli – fra le figure più autorevoli nell’ambito del teatro
musicale – alla Biennale. Al Teatro Goldoni (ore 20.0) va in scena I Cenci, opera rappresentata originariamente in inglese all’Almeida Theatre di Londra nel 1997 e successivamente in francese e in tedesco, per trovare la sua prima versione in italiano a LuganoInscena lo scorso autunno. Riallestita a oltre 20 anni dal suo debutto, I Cenci di Battistelli, che è autore anche del libretto,
si avvale della regia di Carmelo Rifici, della direzione musicale di Marco Angius e dell’esecuzione dell’Ensemble900 del Conservatorio della Svizzera Italiana.
La fosca vicenda dei Cenci, che non ha cessato di sollecitare scrittori e compositori, viene riproposta da Battistelli nella versione scarna ma sostanzialmente fedele alla tragedia scritta da Artaud nel Il risultato è un grande racconto in bilico tra il melologo e l’opera,
un teatro di musica in cui lo spettatore è immerso, perché in scena tutto è suono, tutto avviene dentro la musica: i rumori, le voci degli attori, l’elettronica, i video. È la musica a creare il dramma, come annota Battistelli: “I suoni sono come personaggi che si muovono accanto ai corpi degli attori”. Ovvero: Roberto Latini, fra i più premiati attori-registi del nostro teatro che ha fatto della vocalità lo strumento principale della sua ricerca, Anahi Traversi, scelta da Muti per Sancta Susanna di Paul Hindemith, Elena Rivoltini, attrice con Bob Wilson in Odissey oltre che cantante lirica e compositrice, Michele Rezzonico, clown, mimo e attore.