In scena al Teatro Studio Uno dal 19 al 21 gennaio “Celeste”, spettacolo scritto e diretto da Fabio Pisano che racconta la storia di Celeste Di Porto, affascinante e spregiudicata ragazzina di 18 anni che pur essendo lei stessa ebrea, fu collaborazionista al servizio della Gestapo e della polizia fascista durante l’occupazione di Roma.
Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”, di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice, di vendere gli ebrei, i suoi stessi concittadini.
Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto italiano; coloro i quali venivano “salutati” con un cenno della mano da colei la quale era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non aveva scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No, la “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia, doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.
Carcere di Regina Coeli, Roma, anno 1994. Sui muri della cella numero 306, terzo raggio, incisa con un chiodo si legge la scritta: “Sono Anticoli Lazzaro, detto Bucefalo, pugilatore. Si non arivedo la famija mi e’ colpa de quella venduta de Celeste Di Porto. Rivendicatemi”. Una tragica denuncia in poche righe.
Anticoli fu arrestato il 23 marzo 1944 al mattino; un povero ragazzo del Ghetto, si guadagnava da vivere combattendo sui ring di terza categoria. Era sposato da poco e aveva una bambina. Quando andarono a prenderlo riuscì ad abbattere tre militi fascisti prima di essere trascinato in carcere. A denunciarlo era stata Celeste.
Caduto il regime, si trasferì a Napoli. Scelse una nuova identità, si fece chiamare Stella Martinelli, prostituta in una casa d’ appuntamenti. Un giorno entrarono tre ebrei romani, la riconobbero e la denunciarono. Fu portata a Roma a Regina Coeli. Fu condannata a dodici anni, ne fece soltanto tre tra condoni e amnistie e uscì dal carcere di Perugia nel 1950, dopo un periodo trascorso a Viterbo. Si convertì alla religione cattolica. Voleva addirittura farsi monaca e, una volta tornata in libertà , fu ospitata in un convento di clarisse di Assisi, dove la sua nuova vocazione mistica era stata presa per buona. Si sa però che un anno più tardi fu cacciata, troppo in contrasto con i principi della regola.
Di lei, in seguito, s’è perduta ogni traccia. Qualcuno dice che restò a Centocelle, sposata e casalinga. Altri giurano che fuggì a Milano e cambiò nuovamente identità. In qualsiasi caso, di Celeste, resta solo la fama. La feroce fama di pantera nera.
“Celeste” | 19 – 21 Gennaio 2018| Sala Teatro
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 12 euro. Tessera associativa gratuita
Ven – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00