Al Teatro India è tempo di fiabe per grandi con Fabrizio Arcuri che sceglie CENERENTOLA e PINOCCHIO, due riscritture contemporanee firmate da Joël Pommerat, autore e regista francese tra i più apprezzati e interessanti degli ultimi anni, capace di far convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente dell’autore, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia. «Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore», commenta il regista Fabrizio Arcuri. Una moderna rivisitazione all’interno di un impianto scenico che mescola realtà e finzione, contemporaneamente attuale e atemporale, per invitare gli spettatori ad elaborare la propria versione delle storie. Così, Pommerat parte dai racconti popolari di Cenerentola e Pinocchio per trasformare il primo in una riflessione sul rapporto che l’uomo ha con la vita e con la morte, strappando il velo che ricopre la morte e che ne fa un tabù nella società moderna; e il secondo in una riflessione sul rapporto tra padre e figlio e sul percorso di crescita dell’uomo.
Si inizia con CENERENTOLA, dal 24 al 29 aprile, una fiaba attuale che racconta in modo mascherato il nostro mondo profondo, i nostri rituali e comportamenti quotidiani, con avventurose, avvincenti forme simboliche, riflessi psicanalitici, antropologici e implicazioni esistenziali, esperienziali. «In Cenerentola Pommerat affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo lì, trova un nuovo inizio.» – così commenta Arcuri.
Dopo Cenerentola, il 28 e 29 aprile in scena PINOCCHIO, seconda riscrittura di Joël Pommerat, un’immersione contemporanea in Pinocchio e nel suo portato filosofico e culturale, la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale; ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano «di dove sta l’umanità. Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo – conclude Fabrizio Arcuri – Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi».