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Fabrizio Gifuni al FestiValdera in prima nazionale con “Italo” di Michele Santeramo, regia di Marco D’Amore

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Domani, mercoledì 30 giugno, alle 21:30, all’Anfiteatro ‘Julian Beck’ del Teatro Era di Pontedera, Fabrizio Gifuni sale sul palco della III edizione del FestiValdera, intitolata Poco più che persone, con la prima nazionale del monologo Italo, soggetto e drammaturgia di Michele Santeramo, musiche originali di Marco Zurzolo, eseguite dal vivo dallo stesso Zurzolo al sax e da Piero de Asmundis al piano, regia di Marco D’Amore, produzione della Fondazione Teatro della Toscana. L’Anfiteatro è il primo teatro al mondo con le sedute realizzate da Revet in plastica riciclata proveniente dalle raccolte differenziate urbane.

 

Italo è un clown, lavora nel circo Ferri e si chiede ancora come mai le gradinate siano vuote e lui non sappia far ridere più. È il padre di Salvo. I padri devono scegliere ogni giorno, e non sempre sanno fare la scelta giusta. Italo è rimasto incastrato in un giorno di tanto tempo fa, quando ha perduto l’incanto di saper far ridere. Oggi Italo sente di aver inghiottito le risate, di averle sepolte da qualche parte, e deve provare a ritrovarle.

 

Inaugurata domenica 27 giugno scorso da Luca Zingaretti con Angelo, sempre all’Anfiteatro del Teatro Era, dopo Gifuni la manifestazione continua all’interno della rassegna estiva di 11Lune a Peccioli negli spazi dell’Anfiteatro Fonte Mazzola con Vittoria Puccini in Greta il 5 luglio e con Marco D’Amore in Salvo l’8 luglio, all’Anfiteatro del Triangolo Verde a Legoli con Toni Servillo in Candido il 12 luglio.

 

Il FestiValdera è organizzato da Fondazione Peccioliper e Fondazione Teatro della Toscana, con il patrocinio dei Comuni di Peccioli e di Pontedera, ed è realizzato con il sostegno di Belvedere spa e Fondazione Pisa.

Il FestiValdera è un unicum nel panorama italiano: è un festival di produzione e di drammaturgia. Tutti gli spettacoli in cartellone sono produzioni originali della Fondazione Teatro della Toscana con la drammaturgia di Michele Santeramo, autore di riferimento per gli spettacoli del CSRT, le musiche di Marco Zurzolo, e sono tutti rappresentati in prima assoluta con la direzione artistica e regia di Marco D’Amore. I testi sono scritti tenendo conto di un tema generale, dei personaggi che lo abitano, e del territorio per cui vengono prodotti: non esisterebbero se non fossero “cullati” dalla Valdera che ne ospita il debutto.

Dopo l’inaugurazione di questa III edizione affidata a Luca Zingaretti con Angelo domenica 27 giugno scorso, all’Anfiteatro ‘Julian Beck’ del Teatro Era di Pontedera domani, mercoledì 30 giugno, alle 21:30, è la volta di Fabrizio Gifuni con la prima nazionale del monologo Italo.

Nel 2019 si è partiti dalla suggestione de I Giganti come titolo della manifestazione. Non personaggi della fantasia, ma persone vere, in carne e ossa, persone comuni che la vita di tutti i giorni mette di fronte a prove, quelle sì, gigantesche, per affrontare le quali bisogna essere “un poco più che persone”.

Era impossibile sapere, nel 2019, che simili prove di resistenza avrebbero riguardato di lì a qualche mese tutti noi, indistintamente, a causa del Covid-19. Abbiamo dovuto fare tutti i conti con quel che siamo davvero, e con quel che vogliamo diventare. L’anno scorso, quindi, il titolo è stato proprio Poco più che persone, riconfermato poi per il 2021, testimoniando la continuità di una storia unica iniziata due anni fa e che arriva fino a oggi.

Il FestiValdera ha costruito negli anni una relazione strettissima con il territorio. Non è soltanto il contesto nel quale il festival trova rappresentazione, ma è il tessuto tematico da cui prendono vita le storie e le suggestioni che si mettono in scena. La Fondazione Peccioliper, i Comuni di Peccioli e di Pontedera, Belvedere spa, Fondazione Pisa, sono motore immobile del festival che nasce, si radica e misura nei luoghi che lo suscitano e che lo ospitano. È anche occasione di nuova aggregazione sociale, di comunità: uno specchio privato, proprio ed esclusivo di questo territorio, che contribuisce ad aggregare le persone, peraltro dopo un periodo di lunga solitudine imposta dalla pandemia, e che riunisce una comunità intorno a storie che le appartengono e la distinguono.

L’obiettivo è amplificare la volontà comune di far crescere il territorio intero della Valdera, partecipare a questa crescita che da culturale diventi sociale, economica, e serva a costruire comunità più forti e più consapevoli. Una sinergia che lega la ripartenza dell’attività culturale e teatrale a Pontedera e all’intero territorio, come dimostra l’iniziativa che riguarda l’Anfiteatro ‘Julian Beck’ del Teatro Era e che ha portato, per la prima volta al mondo, a installare sedute realizzate da Revet (azienda controllata al 51% da Alia servizi ambientali Spa) in plastica riciclata proveniente dalle raccolte differenziate urbane. Si tratta di un’applicazione concreta di quell’economia circolare a km zero in cui i rifiuti raccolti, i cittadini che li hanno conferiti, e gli impianti industriali che li hanno ulteriormente trattati, sono interamente del territorio: il Teatro Era li utilizza oggi come “ri-prodotti”.

La capacità di inclusione, di intessere relazioni, è inoltre sottolineata dal fatto che quest’anno il FestiValdera interseca il suo percorso con quello di 11Lune a Peccioli, a testimonianza che le eccellenze del territorio collaborano a stretto contatto, con l’unico obiettivo comune di dare ciascuno il proprio contributo al benessere dell’intera Valdera.

Dopo Zingaretti e Gifuni all’Anfiteatro ‘Julian Beck’ del Teatro Era di Pontedera, il FestiValdera continua così negli spazi dell’Anfiteatro Fonte Mazzola con Vittoria Puccini in Greta il 5 luglio e con Marco D’Amore in Salvo l’8 luglio, all’Anfiteatro del Triangolo Verde a Legoli con Toni Servillo in Candido il 12 luglio.

Note di drammaturgia

Qui si raccontano cinque personaggi che appartengono alla stessa vicenda. Ciascuno spettacolo è fruibile in sé, ma è anche parte di un disegno narrativo più ampio. La vicenda inizia esattamente dove l’avevamo lasciata nell’estate del 2019. Angelo ha con sé un bambino, Salvo, di nove anni, e deve decidere il suo destino.

Ha una caratteristica particolare questo bambino: ha occhi pieni di una quiete accesa. Ti guarda, soltanto questo, e dentro quegli occhi c’è uno sprofondo di innocenza che ti costringe a cercare la tua, che da qualche parte hai nascosto, forse, chissà quanto tempo fa, oppure hai dimenticato.

Così conosciamo Angelo, Italo, Greta, ascoltiamo il punto di vista di Salvo, approdiamo a Candido.

Al centro di tutto questo c’è la volontà di interrogarsi sull’innocenza. Su cosa ne abbiamo fatto. C’è forse un pomeriggio o una mattina di tanti anni fa in cui ci siamo sentiti costretti – dalle cose della vita, dall’età che avanzava, da uno sguardo, da una necessità, da qualunque scusa – c’è una mattina o un pomeriggio di molti anni fa in cui abbiamo perduto l’innocenza con la quale guardavamo le cose.

È con profonda nostalgia, con estrema malinconia, che ogni tanto ci volgiamo indietro e cerchiamo di riconoscere noi stessi in un’immagine che però è molto sfocata, in un ricordo vago, in un sentimento quasi perduto.

Questi cinque punti di vista si affacciano su una storia che sembra inventata e che invece abita la cronaca in tante parti del mondo: tutto è merce, tutto si acquista, senza eccezioni; anche le persone; anche i bambini. Alla chiusura del Festivaldera del 2019 Angelo chiedeva al pubblico: “Che devo fare di questo bambino?”

Non sappiamo quale sia la risposta giusta, non sappiamo nemmeno se esiste una risposta giusta. Ma di fronte a domande come queste si aprono esperienze, sentimenti, emozioni, che in qualche modo ci appartengono e ci raccontano di come siamo diventati noi.