Dopo il successo della Trilogia di Mezzanotte nelle precedenti stagioni teatrali, Filippo Gili è pronto a debuttare con il suo nuovo lavoro drammaturgico, Ovvi destini. Un cast di quattro straordinari interpreti sarà protagonista del progetto inedito del regista e drammaturgo romano: Vanessa Scalera (recentemente protagonista in Lea di Marco Tullio Giordana e co-protagonista di Silvio Orlando in Lacci), Anna Ferzetti (attualmente al cinema con Domani è un altro giorno) e Daniela Marra (da poco reduce da Squadra Antimafia e dalla fiction Il Cacciatore). Completa il cast la presenza di Pier Giorgio Bellocchio, figlio del regista Marco e protagonista di diverse importanti pellicole. Debutto nazionale al Teatro Brancaccino di Roma dall’11 al 20 aprile 2019, per quello che si preannuncia come uno dei più interessanti lavori della stagione teatrale 2018/19.
Tre sorelle. Laura la primogenita, Lucia la seconda, Costanza la più piccola: sui trentacinque, chi più chi meno. Costanza è su una sedia a rotelle per colpa di un incidente provocato un paio d’anni prima da Laura, la maggiore. Ma né Costanza né Lucia conoscono la disgraziata responsabilità di Laura. Loro no: ma la conosce uno strano essere, Carlo, che comincia a ricattare Laura.
Laura è una incallita giocatrice d’azzardo. Violenti gli scontri con Lucia, la sorella di mezzo. Ma su questo si incentra anche il ricatto di Carlo: o dici a tua sorella che due anni fa fosti te, non vista, a fare quel balzo che costò le gambe di tua sorella, o tutti i proventi delle tue vincite li prenderò io. Il senso di colpa per quella disgrazia si fa materiale, sudato, vivo, bollente. Laura resiste. L’altro non spiffera nulla fin quando, davanti alle due sorelle ‘sane’, non soltanto si dimostrerà tutt’altro che ricattatorio, ma offrirà anche loro un dono: la possibilità di realizzare un desiderio irrealizzabile. Un angelo? Un demone? Metafisico o reale che sia, quell’uomo ha offerto loro una possibilità che, se non grottesca, sembrerebbe sublime. Che desiderio potrebbe esprimere Laura, se non quello, per amore e senso di colpa, di far riavere l’uso delle gambe alla sorella?
Mi fermo qui. Ma voglio solo ricordare che il Poeta e lo Scienziato, nel film “Stalker” di Tarkovskji, quando arriveranno alla Stanza dei desideri si sottrarranno dall’esprimerne: chi garantisce che il desiderio più profondo sia quello cosciente, quello espresso, quello che deriva dall’amore, dalle cose chiare, piuttosto che uno strano oggetto che alberga nelle lontane caverne di un violento, libidico, antico Io?