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Gabriele Lavia in “L’uomo dal fiore in bocca” al Quirino dal 6 dicembre

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L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello è la scena maestra dell’incomunicabilità, della solitudine che si aggrappa alla banalità dei particolari più piccoli e insignificanti del quotidiano per cercare di rintracciare una superiorità della vita sulla morte. Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse, prova a trattenerla un altro po’, prima della fine.

L’atto unico, rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano, è un colloquio fra un uomo che si sa condannato a morire fra breve, e per questo medita sulla vita con urgenza appassionata (l’Uomo dal fiore in bocca, interpretato da Gabriele Lavia), e uno come tanti, che vive un’esistenza convenzionale, senza porsi il problema della morte (il Pacifico Avventore, interpretato da Michele Demaria). L’autore, come in altri casi, trasse il testo teatrale da una novella scritta anni prima e intitolata La morte addosso.

La morte addosso potrebbe essere il sottotitolo di tutta l’Opera Letteraria di Pirandello – scrive Gabriele Lavia nelle note di regia – si sa che fin dalla sua fanciullezza il piccolo Luigi fu come “risucchiato” dall’orrore e dal mistero della Morte. L’episodio, famosissimo, del cadavere e dei due amanti, accaduto al giovanissimo Luigi, in quello strano “fondaco” buio, segnò per sempre lo Scrittore e la sua Opera”.

L’originale pirandelliano, che non subisce alcuna modifica nella trasposizione teatrale che ne fece l’autore, è stato arricchito da Gabriele Lavia con altre novelle che affrontano il tema della donna e della morte (“per Pirandello sono “figure” inscindibili, vorrei dire “sovrapposte” ” scrive Lavia).

L’uomo dal fiore in bocca …e non solo è il nuovo spettacolo diretto e interpretato da Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse.

Una produzione Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile di Genova.

Dopo Sei personaggi in cerca d’autore, passando per Vita di Galileo di Brecht, Lavia torna al drammaturgo agrigentino che più di ogni altro ha segnato la cultura, e di conseguenza il teatro, del nostro tempo, arricchendo il monologo originale con altre novelle che affrontano il tema della donna e della morte.

Il denominatore comune sono le paure e il bisogno di esorcizzarle dietro una qualche forma di maschera, imposta dagli altri e infine accettata, per quieto sopravvivere. Tra l’essere e l’apparire.

Per questa produzione sono stati riaperti gli storici laboratori del Teatro della Pergola di Firenze che hanno realizzato interamente l’imponente scenografia.