Giovedì 14 febbraio, alle 21.00, Giacomo Tantillo in concerto alla Casa del Jazz di Roma, per presentare “Water Trumpet”. Con lui sul palco un quartetto d’eccezione formato da Andrea Rea al pianoforte, Giovanni Villafranca al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria.
“Water Trumpet” è un’opera prima, la realizzazione di un progetto in cui Tantillo ha impegnato tutto se stesso, elaborando e limando i brani fin nel dettaglio. Ideato nell’arco di due anni, l’album è il frutto delle esperienze artistiche e umane, a cavallo tra la Sicilia e il periodo di studi al Berklee College of Music di Boston. Esperienza, quest’ultima, che ha cambiato in maniera significativa la musica di Tantillo.
Connubio di lirismo e tecnica, sintesi autentica dello spirito audace e visionario di un musicista alla ricerca della sua voce, “Water Trumpet” èanche, letteralmente, una tromba con l’acqua dentro, ironica e impertinente come chi ha avuto l’intuizione di osare solo immaginarla. Tantillo, infatti, rispondendo a una sfida che gli era stata lanciata, versa dell’acqua nella sua tromba, improvvisa poche note e si rende conto che il suono è cambiato fino a farsi torbido. È così che nasce il brano “Water Trumpet”, unico e inconfondibile, tanto da diventare il titolo stesso dell’album.
Pur essendo il primo come titolare, Giacomo Tantillo aveva già registrato un album d’esordio, “Rewind”, inciso insieme a Francesco Patti a seguito del premio ex-equo nella XVI edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani per solisti Jazz. Ma con Water Trumpet, Tantillo compie qualcosa di diverso grazie anche all’intesa con i musicisti del suo quartetto che hanno abbracciato il progetto come fosse il loro. Attingendo alle sue esperienze di vita legate sia alla Sicilia che all’America, Tantillo va alla ricerca di una connessione tra quei due mondi apparentemente così distanti, una sintesi che sembra passare proprio attraverso l’acqua versata fortuitamente nello strumento. Infatti, se da una parte nell’album si possono ascoltare musiche originali di Tantillo, dall’altra non manca l’omaggio al musicista statunitense Woody Shawcon i brani “Stepping Stone” e “In case you haven’t heard”.
Questo innovatore del linguaggio improvvisativo trombettistico non ha ancora conquistato il suo giusto spazio – secondo Tantillo che sceglie di inserirlo proprio perché – Non capita spesso di sentire la sua musica ma è un trombettista inimitabile ed è grazie a lui se ho preso una direzione personale, sperando di trovare davvero la mia voce.
Reminiscenze vaghe del timbro o del fraseggio di Shaw si ritrovano nei brani di Tantillo, come è il caso di “Spottino” composto alla fine del periodo di studio al Berklee College of Music di Boston. Ma per il trombettista palermitano non si tratta mai di riprendere lo stile di qualcun altro (fosse anche Shaw), piuttosto di filtrare quelle musiche attraverso la propria sensibilità, per farne qualcosa di nuovo. È il caso di “Valentine” che rimanda all’altra “Funny Valentine” di Miles Davis pur risultando completamente differente all’ascolto.
Dall’altro lato dell’oceano, invece, si ritrovano i brani ‘mediterranei’ di Tantillo come “Il balcone del marchese” scritto tra le sale da ricevimento di un giovane rampollo siciliano, allievo del trombettista. Una melodia calda si mescola a una costruzione armonica più ruvida fatta di accordi ibridi e alterati, il connubio perfetto per descrivere le contraddizioni di una villa nobiliare sopravvissuta alla modernità. E poi c’è “Nei meandri dei Parrini”, il vecchio borgo medievale che Giacomo attraversa ogni giorno per andare al lavoro.
Storie di vita raccontate in musica con la leggerezza dell’(auto)ironia, capaci in pochi tratti di evocare luoghi e situazioni tra loro lontanissimi ma tutti riversati, come un oceano, nella tromba di Tantillo