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Glauco Mauri e Roberto Sturno al Ghione di Roma con: “Il canto dell’usignolo, poesia e teatro di Shakespeare”

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Dal 1 al 9 aprile Glauco Mauri e Roberto Sturno in scena al Teatro Ghione  con Il canto dell’usignolo, poesia e teatro di Shakespeare.  Un omaggio al grande poeta inglese, presenza centrale, da quattrocento anni, della cultura europea.

 

Il canto dell’usignolo è una breve favola di Gotthold Ephraim Lessing.

Un pastore, in una triste sera di primavera dice a un usignolo: «Caro usignolo, perché non canti più?»   «Ahimè – rispose l’usignolo – ma non senti come gracidano forte le rane?  Fanno tanto tanto chiasso e io ho perso la voglia di cantare. Ma tu le senti?»

«Certo che le sento – rispose il pastore – ma è il tuo silenzio che mi condanna a sentirle».

Chi ha il dono di «cantare» quindi canti,  per non condannarci a sentire il tanto gracidare della banalità e della volgarità che ci circonda. C’è tanto chiasso intorno a noi che abbiamo bisogno che si alzi un canto di poesia e di umanità.

Glauco Mauri e Roberto Sturno, accompagnati dalle musiche composte da Giovanni Zappalorto, eseguite in scena dallo stesso Zappalorto al pianoforte, da Marzio Audino alle percussioni e, in video, dalla cantante Annalisa Amodio, con gli elementi scenografici di Marta Crisolini Malatesta e i video di Nexus, danno voce alle immortali opere di Shakespeare, «l’usignolo» che con il suo canto ci parla della vita di tutti noi. Un caleidoscopio che attinge alle pagine più belle dei capolavori del Bardo di Avon, dall’amore esternato ne I Sonetti, sentimento universale al di là dei generi, a Enrico V, da Come vi piace a Macbeth, da Riccardo II a Timone d’Atene, da Giulio Cesare a Re Lear e alla magia di Prospero de La tempesta.

Durata: 90 minuti senza intervallo

1-9 aprile