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Globe Theatre, al via la stagione estiva con Romeo e Giulietta dal 30 Giugno al 25 Luglio ore 21.00

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C’è un lato positivo nel tempo che passa: si può guardare indietro, cambiare prospettiva, qualche volta tornare sui propri passi. Nel caso di un testo, il ritorno è una possibilità per rivedere e sviluppare intuizioni  e pensieri rimasti inespressi, scartati a favore di altri per mancanza di sintonie, di tempo, di coraggio. Ho amato molto la prima versione di Romeo e Giulietta, e  amo molto questo nuovo allestimento, simile ma diverso .

Ho sempre pensato che la festa a casa Capuleti fosse una specie di sliding door,  che attraversata o evitata conduce a storie diverse. Se Romeo decidesse di non andare alla festa? E  se tutta la storia  fosse solo il sogno di una giovane  mente  eccitata dall’amore? E se fosse proprio l’amore la chiave che apre le porte del tempo proiettandoci nell’eterna favola dei due innamorati?  Da qui sono partito per decidere di collocare la prima parte ai nostri giorni. La festa  è un ballo in  maschera , che dopo il primo sguardo e la fatidica scintilla si trasforma   in un sogno di epoche lontane. Il pubblico si vedrà riflesso nella storia, in un gioco  di specchi in cui si raccontano due realtà, due secoli, due mondi.

Così, se nella prima parte   gli  amici  e Mercuzio danno voce alle loro passioni come  rapper leggeri e Giulietta è una ragazzina di buona famiglia che canta e suona rock, e tutto è un vortice di energia e di gioia,  poi la musica  cambia, ci porta in un altro tempo  e  rigenera il mito. La storia si ripete e il rituale d’amore e odio non va a buon fine, come un rito iniziatico in cui l’eroe non riesce a superare la prova. Nessuno dei giovani oltrepassa  il confine della maturità, nessun adulto  li sa  accompagnare nel viaggio.  Si passa dai giochi alla tomba, come in ogni tempo può accadere, in una tristissima favola avvelenata dall’odio, che si trasforma nell’ecatombe di un futuro.

Per quanto fresca  fosse la precedente compagine di attori, questa volta la scelta è stata di cercare  interpreti ancora più giovani,  a sottolineare la spaccatura fra generazioni.

O forse l’età degli interpreti è la stessa, ma è la mia prospettiva che sta cambiando e guardo questa compagnia con l’affetto che ho sempre avuto per i miei allievi e per tutti i colleghi più giovani con i quali ho condiviso il mio lavoro