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Gubbio, le radici che non muoiono, ecco la Festa dei Ceri

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Qualsiasi parola spesa a favore della Festa dei Ceri è approssimativa e riduttiva, è un esempio emblematico di “provare per credere”.
Per la maggior parte degli eugubini è viscerale e inscindibile dal proprio animo e questo è qualcosa che meglio di tutti può spiegare chi, per qualsiasi motivo, lascia la Città natìa, vive in altri paesi e non ha la possibilità di tornare per rivedere la sua amata Festa.
Il 15 maggio non è solo la data di un’antica manifestazione folkloristica paesana, è passione, gioia attaccamento alle tradizioni, è una scarica di adrenalina incredibile che fa sopportare il peso e il dolore del Cero sulla spalla e la fatica di una giornata lunga e impegnativa, che fa cantare e ballare nonostante la fatica e il tutto per la smisurata devozione degli eugubini per il Santo Patrono Sant’Ubaldo.
Sì proprio così, una manifestazione dal carattere apparentemente pagano e selvaggio, ma che è profondamente religiosa.
Dire che la festa si svolga solamente nella data sopra citata, è un’improprietà: già da gennaio non si parla altro che di Ceri, poi a fine quaresima, arrivano i “Vejoni Ceraioli”: la “buona etichetta” dei Ceri e da aprile si può respirare l’euforia di una Gubbio che si prepara all’evento. La conclusione di tutto si ha il 2 giugno quando riportati i Ceri Piccoli in cima al Monte Ingino, al cospetto del Santo Patrono, si ritorna a casa con l’animo mesto: si deve aspettare un altro anno prima che si ripeta “la magia”!
E’ proprio un incantesimo strano quello di cui stiamo parlando: «vi sono ospiti graditissimi che tornano ogni anno in cerca di emozione, studiosi, per vivere un attimo in un ambiente sacro di gloria e di ricordi, ognuno per godere un po’ di sana gioia» (L’Eugubino – CERI 2002).image
Per entrare nello specifico, i Ceri sono tre “macchine” di legno di abete, di forma ottagonale, dell’altezza di circa 5 metri e pesanti circa 3 quintali. Sono ben saldati in basso a delle grandi barelle, dove sotto “soffrono” le spalle di, più o meno, 20 persone tra ceraioli e bracceri. In cima ad ogni Cero è fissata la rispettiva Statua del Santo. Vox populi dice che Sant’Ubaldo sia anche, oltre al patrono della Città di Gubbio, il protettore dei muratori e degli scalpellini, che San Giorgio lo sia degli artigiani e dei commercianti e che ai contadini e agli studenti ci pensi Sant’Antonio Abate.
I ceraioli hanno la loro “divisa”: pantalone bianco e per i santubaldari, camicia gialla; azzurra per i sangiorgiari; nera per i santantoniari; fazzoletto sulle spalle e fascia in vita di color rosso, così come il fez. La prima domenica di maggio, i Ceri che sono custoditi durante l’anno nella Basilica di Sant’Ubaldo, vengono portati a spalla dal Monte Ingino “in città” in maniera orizzontale. I bambini con le loro camicie colorate di giallo, di azzurro e di nero salgono in “groppa” tenendo in mano un fiore del colore rappresentativo del loro Cero e vengono condotti al Palazzo dei Consoli.
A suon di pranzi e cene dal sapore ceraiolo, ecco giungere la Corsa dei Ceri. Si svolge da sempre il 15 maggio, ossia la vigilia della ricorrenza della morte del Santo Patrono.
Non c’è nulla di scritto in relazione alla sua origine, così le versioni sono diverse. Alcuni la fanno risalire a riti pagani in onore della dea Cerere, altri al tempo dei Comuni, altri ancora a delle processioni fatte con grossi ceri di cera in onore di Sant’Ubaldo.
Sorvolando su questo passaggio, quindi, le evoluzioni ci sono state, ma la festa continua a tramandarsi da secoli senza perdere quello che è diventato il suo scopo, onorare l’amato Santo, divenendo ogni anno più emozionante, coinvolgente ed interessante.
La rugiada è ancora lì sulle foglie e intorno è tutto buio quando i tamburini viaggiano per le vie deserte facendo risuonare l’eco della loro musica, diretti a svegliare i Capitani ed i Capodieci (questi ultimi sono le persone designate per la giornata alla guida del rispettivo Cero). Tutti insieme si recano al Cimitero comunale dove intorno alle 7.00 ognuno, se vuole, può andare a salutare i vecchi ceraioli defunti.La prima cerimonia solenne si ha intorno alle 8.00. Una messa celebrata presso la chiesetta di San Francesco della Pace, detta familiarmente Chiesetta dei Muratori in quanto sede dell’Antica Corporazione dei Muratori, Scalpellini e Arti congeneri.
Al termine della celebrazione, tra i componenti la Corporazione, vengono sorteggiate 2 persone che 2 anni dopo saranno i Capitani della Festa.
Finita questa cerimonia parte per le vie la processione dei Santi.
Quindi ci si sposta a Porta Castello dove avviene la consegna del mazzolin dei fiori e da qui parte la vera e propria sfilata vivace e colorata.
Camminando, cantando, saltando e a tratti correndo, accompagnati dal suono delle bande, si approda in una Piazza Grande già gremita di gente.
Sulla scalea del Palazzo dei Consoli, il Primo Capitano riceve simbolicamente dai Consoli le chiavi della città. Il Vescovo attraversa la Piazza accompagnato dal suono delle Chiarine per essere presente anche lui e per benedire la folla.
A mezzogiorno l’amato suono del Campanone impegnato nel triduo di Sant’Ubaldo, fa da saluto e “benedizione” all’inizio della manifestazione.
Dopo un po’ di passaggi, i Ceri vengono “incavjati”, il Capodieci lancia la “brocca” e finalmente i Ceri vengono alzati, fanno tre “birate” intorno al pennone (posto al centro della Piazza) e si involano separatamente per le vie cittadine impegnati in quella che si chiama mostra.
Intorno alle 14.00 i Ceri vengono poggiati su degli antichi piedistalli in Via Savelli della Porta per permettere il ristoro anche ai “ceraioli più incalliti”.
Alle 16.30 dalla Cattedrale esce la processione religiosa con la Statua di Sant’Ubaldo; vi partecipano il Clero e il Vescovo che porta la reliquia del Patrono con la quale darà la benedizione ai Ceri in cima alla “calata” di Via Dante.
Sono le 18.00…è il momento! Silenzio, Segno della Croce, poi….applausi, grida che diventano boato, gente che saltella per riuscire a vedere il più possibile, gente che corre, gente che travolge. La folla impazzisce, è il segnale che la frenetica corsa ha avuto il via. Passano galoppando i 2 Capitani seguiti dal Trombettiere…un minuto, forse due: ECCOLI!!
Si vedono i Santi dondolare in cima ai Ceri con le loro mantelline danzanti al vento, circa 3 quintali corrono all’impazzata come leggeri, in discesa, in pianura, in salita.
Una corsa bizzarra, senza sorpassi, il cui scopo principale diventa quello di fare una buona prestazione, senza “pendute” o addirittura cadute. Una lotta alla perfezione, le mute devono essere precise, nessun piccolo errore di valutazione è ritenuto possibile e minimamente scusabile.
Se il Cero cade processi per anni e anni con studio delle foto, moviole dei filmati.
Con brevi soste si raggiunge di nuovo Piazza Grande, qui i Ceri vengono poggiati a terra per essere pronti di nuovo a partire allo sventolare candido del fazzoletto del Sindaco.
Di nuovo le 3 birate in Piazza Grande, pronti ad uscire dalla piazza con una nuova meta: la vetta del Monte Ingino, lassù dove riposato le Sacre Spoglie.
Pochi minuti per raggiungere la cima, per arrivare lì dove il Cero di Sant’Ubaldo deve riuscire a chiudere il portone agli altri. Poi ancora “birate” nel chiostro della basilica, i Ceri si inchinano al Santo Patrono e si salutano tra di loro. Infine, ceraioli e non, tutti entrano in Chiesa a pregare e intonare a Sant’Ubaldo, con tutta la devozione nel cuore, “O lume della fede”, l’inno degli eugubini per il loro amato Santo. Anche la Banda accompagna con la musica di questo canto i tre Santi di ritorno in città, presso la Chiesetta dei Muratori, dove si tiene una celebrazione per concludere degnamente questa lunga ma gioiosa giornata.
Si proprio una festa fuori dal comune ma infondo….SONO I MATTI DI GUBBIO!!

Programma sintetico
* Ore 5.30: Sveglia dei tamburini
* Ore 8.00: Celebrazione messa alla Chiesetta dei Muratori (o Chiesa di San Francesco della Pace)
* Ore 11.30: Alzata dei Ceri a Piazza Grande
* Ore 16.30: Dal Duomo parte la processione con la statua di Sant’Ubaldo
* Ore 18.00: Inizio Corsa dei Ceri da Via Savelli della Porta fino al Monte Ingino

Testo da www.maggioeugubino.com