Anni Sessanta. Svizzera. Una clinica psichiatrica capeggiata da una dottoressa gobba preda di rancori ancestrali e ambizioni sconfinate. Nella clinica, tre fisici ricoverati. Tre pazzi. Uno convinto di essere Isaac Newton. Uno sicuro di essere Albert Eistein. Uno persuaso di essere l’ultimo apostolo in terra del verbo immortale di Re Salomone. E un detective: chiamato a indagare sulla serie di omicidi che da mesi turba la tranquillità del sanatorio.
Il capolavoro di Friedrich Dürrenmatt, caposaldo della commedia grottesca del Novecento, in una versione che, reinterpretando in chiave moderna la profonda vocazione comica del testo, si propone di indagare i molti temi coi quali ancora oggi esso interroga la contemporaneità: il rapporto tra volontà e caso nella storia, la contraddizione dolorosa tra sentimenti e doveri individuali, il ruolo della scienza e della tecnologia rispetto alla felicità umana, le dimensioni possibili dell’agire politico in un mondo che si pretende post-ideologico, il peso delle responsabilità individuali e di quelle collettive in detto mondo. E tutto questo, nel nome della risata assicurata