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La menzogna, perchè la verità non la vuole nessuno

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A due passi da termini, c’è una zona franca dove magia e realtà si confondono, diventando indistinguibili. Realtà e finzione si mescolano sotto gli occhi di tutti, alla luce dei proiettori, mentre tanti guardoni, al buio, le osservano. Al Teatro Ambra Jovinelli, Piero Maccarinelli sfrutta questa atmosfera onirica per dirigere un complesso meccanismo metateatrale di… menzogna!

Serena Autieri entra in scena ed è uno scroscio di applausi, seguiti da quelli per Paolo Calabresi. Una coppia benestante, sposata da vent’anni, aspettano amici a cena. Ma lei è turbata, e questa inquietudine crea una crepa nella coppia, il battito d’ali di farfalla che scatena un tornado emotivo: il tradimento. Il testo di Florian Zeller analizza il tema del desiderio attraverso infinite declinazioni, dove ogni parola assume un’importanza chiave, in una dimensione di realismo non psicologico ma teatrale. Lo stesso Maccarinelli afferma che “l’attore deve sforzarsi di non essere più intelligente della situazione in cui si trova”, nell’inseguirsi di un ribaltamento di ruoli tra interrogato e interrogante, bugia e verità. Il tradimento è posto come inevitabile realtà della vita coniugale, dove il matrimonio rappresente una gabbia di bugie e finta fiducia. 

Performance eccezionali anche di Totò Onnis e Eleonora Vanni, che insieme ai protagonisti creano numerosi echi di frasi all’interno delle scene. Per tutto lo spettacolo viene inseguita “la verità”, che però pare irraggiungibile; improvvisi cambi di varianti e ritrattazioni la nascondono. 

Nessuno vuole sapere la verità, semplicemente, perché fa male. Anche chi la chiede con insistenza, alla fine la ignora, e accetta consapevolmente di credere a una bugia.

D’altronde non dire la verità è un atto di altruismo, evitare che l’altro stia male. Una delicatezza.