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Phia Ménard all’India porta Piece du Vent con “L’après-midi d’un foehn” e “Vortex”

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La singolare e affascinante Phia Ménard, regista, artista performativa, danzatrice e giocoliera francese, incontra gli spazi del Teatro India con due spettacoli gemelli, trasformando il palcoscenico in un territorio di sperimentazione, di sfida e di ribellione alla “normalità”. In scena negli stessi giorni, dal 30 gennaio al 2 febbraio, in alternanza al mattino e alla sera, le performance fanno entrambe parte delle Pièces du vent e sono rivolte a pubblici differenti: concepito per i bambini (e per gli adulti) è il lieve e sospeso L’après-midi d’un foehn, soltanto per adulti e invece Vortex, in cui eros e thanatos si impastano in una danza di liberazione.

«Non nova, sed nove» («Non inventiamo nulla, lo vediamo in modo diverso») è il motto della compagnia fondata nel 1998 dalla Ménard, Non Nova, che negli anni ha tracciato un percorso fra i palcoscenici e assieme ai pubblici internazionali indagando il concetto di identità, sfidando le convenzioni, attraversando i generi, alla ricerca di una forma espressiva che rivendica una difesa fiera ed esplicita del diritto di essere fuori norma, “anormale”. Ridisegnare l’immagine spettacolare della giocoleria a vantaggio di un nuovo rapporto con il pubblico, ridisegnare le regole della pratica artistica, ridisegnare le linee di confine dell’identità personale: ecco la chiave della poetica del lavoro scenico a tutto tondo di una regista che ha fatto della sua arte un campo di battaglia. «Personalmente non penso che l’artista sia lì per cambiare il mondo, ma può portare lo sguardo dello spettatore su un particolare del mondo. L’utopia mi è necessaria per fare arte. Ho scelto da che parte stare: preferisco difendere l’arte, in qualsiasi sua forma, contro la cultura del business che non vede nell’opera che un prodotto per il consumo. Ai risultati convenzionali preferisco i processi della ragione, quelli che difendono le specificità dei singoli e delle loro azioni. E per questo motivo che invito il pubblico a vivere delle battaglie che sa in anticipo di perdere, piuttosto che esserne soltanto spettatore. Voglio trattare l’argomento in maniera radicale, cercando di evitare di essere didascalica, per garantire liberta di immaginazione agli spettatori. Mi confronto con i limiti, corporei ed emotivi, per esperire delle reazioni. Amo mettere il pubblico alla prova». Dal 2008 Phia Ménard ha concentrato la sua ricerca sugli elementi naturali: l’acqua, il ghiaccio, il vento. Sono così nate le Pièces de glace e le Pièces du vent. «Con il vento abbiamo lavorato in maniera pragmatica e lo abbiamo testato attraverso numerosi tentativi che hanno più a che vedere con l’artigianato che con la ricerca scientifica – racconta Phia Ménard – Esattamente come il ghiaccio, il vento e un elemento instabile. Il vento rende nervosi, e freddo. Ci chiede, a noi umani, di adattarci a lui, e non il contrario. In questo senso ci obbliga a non possederci, a mollare la presa sulla nostra volontà di controllare tutto. Bisogna lasciargli lo spazio e allo stesso tempo non perdere il filo dei propri propositi. Qualsiasi cosa si faccia, lui non risponde mai allo stesso modo». Quello di Phia Ménard è un teatro che nasce dal desiderio di far vivere agli spettatori esperienze inaspettate, animato dalla profonda convinzione che la complessità della vita necessiti di una visione multidisciplinare per interpretare la natura ibrida delle società del nostro tempo.