Home mostre “Pirouette”, di Valentina Palazzari nella Sala Santa Rita

“Pirouette”, di Valentina Palazzari nella Sala Santa Rita

1802

La danza classica nella splendida cornice di Sala Santa Rita. Valentina Palazzari rilegge lo spazio dell’ex chiesa barocca con una pirouette, il celebre passo costituito da un’agile giravolta che ispira il movimento rotatorio a cui è sottesa la grande struttura posta al centro della Sala, realizzata sovrapponendo numerose e pesanti reti elettrosaldate da cantiere che, strato dopo strato, si avvitano sul proprio asse, seguendo un progressivo moto ascensionale.

Nell’installazione, a cura di Davide Sarchioni, tale movimento si fa inclusivo e dialogante rispetto allo spazio circostante, in un intreccio fittissimo di suggestioni ritmiche e simboliche che sollecitano un confronto con l’architettura e la storia dell’arte, richiamando alla memoria la lanterna a spirale di Sant’Ivo alla Sapienza di Borromini o gli affreschi di Lanfranco a Sant’Andrea della Valle.

Il movimento è opposto al muro, al confine, alla saracinesca. Il movimento, è di per sé incontro, dialogo, apertura(V. Palazzari).

La struttura centrale costituisce il fulcro semantico e formale dell’intera installazione, attorno al quale gravitano elementi e oggetti differenti, variamente connessi tra di loro in un sistema di forze, tensioni e associazioni visive, la cui disposizione sembra ripristinare l’idea dell’originario spazio liturgico e spirituale – quello della stessa chiesa costruita nel 1665 da Carlo Fontana – ma riletto in chiave assolutamente personale. La tela collocata nell’abside funge, in questa occasione, da moderna pala d’altare in cui compaiono segni, bruciature e lacerazioni, ottenutelasciando depositare i residui della ruggine, per dar luogo ad inusuali fenomeni estetici e a brani compositivi e cromatici di grande intensità.

 

Con Pirouette prosegue la recente indagine di Palazzari che, esplorando le qualità fisiche e le caratteristiche estetiche di diversi materiali, come reti elettrosaldate, tondini di ferro e plastica, mira a comporre immagini che individuano le strutture primarie racchiuse nella forma e scaturite direttamente dall’ambiente e dallo spazio circostante con cui interagiscono. Si tratta di materiali solitamente impiegati in ambito edile per armare le strutture in cemento di una costruzione o di un edificio, che diventano l’ossatura portante di un personale costrutto linguistico in grado di dischiudere nuovi percorsi immaginativi fra interno ed esterno, volumi e superfici, pieni e vuoti, in un proliferare di connessioni e di significati. Gli stessi materiali diventano matrici per imprimere su diversi supporti i segni derivati dalla lenta azione corrosiva della ruggine, metafora di forza e di energia vitale, sottesi al variare dell’azione, del gesto e delle reazioni dello stesso materiale di supporto, innescando una dialettica problematica tra l’oggetto e la sua traccia.

Dal 24 al 31 marzo

Sala Santa Rita Via Montanara (ad. Piazza Campitelli)

INGRESSO LIBERO

Orari di apertura:

lunedì – sabato ore 15.00-19.30

domenica, ore 11.00-13.00 e 15.00-19.30