Libri come tele d’arte, parole che diventano pennellate, allegorie che diventano virgole di colore. La carta prende vita nelle opere della poetessa e scrittrice Chiara Montenero, prima artista italiana ad aver esposto al Museo del Bardo di Tunisi, il cui stile si presenta unico al mondo. L’artista plasma i grandi classici della letteratura reinterpretandoli alla luce della pittura, con un’arte visiva che diventa nuova esperienza di sintassi e di contenuti, di emozioni e di linguaggi. Da Moby Dick di Melville al Canto di Natale di Dickens, dall’Odissea di Omero agli Ossi di Seppia di Montale, proseguendo tra Cime Tempestose e Notti Bianche: la letteratura si fa arte e si mostra attraverso gli occhi e il cuore dell’artista.
“Raccontamenti 2” è il nome della nuova mostra di Galleria SpazioCima, sita in via Ombrone 9, Roma, che inaugurerà domani, mercoledì 10 gennaio (vernissage ore 18:30), e proseguirà sino a venerdì 2 febbraio. La mostra, curata da Irene Niosi e organizzata da Roberta Cima, è a ingresso libero, da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19. Circa venticinque le opere in esposizione, prevalentemente acrilici su tela, di vari formati. Una parte del ricavato ottenuto dalla vendita delle opere sarà devoluto alla onlus Kenya. Insiemeperdonare.
LE OPERE IN MOSTRA – In questo continuo artificio compositivo, proprio del suo stile, la figura geometrica del quadrato è protagonista: una costante, un marchio di fabbrica, esaltato dall’uso dei colori, spesso non più di tre, dalla tavolozza dei blu e dei rossi, e che si contrappone al turbinio di segni accennati, forse lettere incompiute. Il tutto tenuto insieme da una costante elegante raffinatezza formale. “C’è un rigore e una pulizia in quel quadrato, – dichiara Irene Niosi, curatrice della mostra – “anima igienica” diceva Lorca a proposito di Dalì. Certo è che ci pone un dubbio. Forse quel quadrato non è altro che un cuore troppo grande, il cuore deformato di Chiara : un cuore colmo d’amore”.
Un forse che non trova risposte se non nella domanda stessa. Un dubbio che l’artista non combatte, ma con cui convive. Non soluzioni ma emozioni, non sentieri univoci ma turbinii contrastanti. Dopotutto, come la stessa artista sottolinea, “l’arte è l’indefinibile. E’ negli occhi di chi la osserva, la legge, l’ascolta, la sente. Il mio percorso inizia dalla scrittura, dall’emozione che si fa inchiostro e prosegue nelle mie mani inconsapevoli che disegnano segni di colore sulla tela candida del mio io imprigionato nelle sue stesse catene”.