Due donne e un uomo, Ines, Estelle e Garcin vengono spediti all’inferno: una stanza con una sola porta, chiusa, e all’interno tre sedie. Qui i personaggi s’incontrano e scontrano per la prima volta. Hanno storie diverse ma in comune la ragione per cui sono lì a condividere quel vuoto. Immaginavano l’inferno come un luogo di torture fisiche e in assenza di queste si credono per un attimo salvi. Ma la sofferenza non si fa attendere e presto si accorgono di quanto sia feroce l’espiazione. Inizia una lenta e crudele presa di coscienza della propria colpa e il dramma personale di ciascuno viene allo scoperto. Ecco il vero inferno! E’ tutto nella loro mente, è un dolore eterno che si consuma nella loro psiche.
Garcin: “Sono morto troppo presto, non mi è stato concesso il tempo per compiere i miei atti”
Ines: “Non sono cattiva, solo che ho bisogno della sofferenza degli altri per esistere”
Estelle: “Mi sento strana, quando non mi vedo, mi chiedo se esisto veramente”
Una rappresentazione del tutto originale che si fonde con il tango, sulle musiche di Astor Piazzolla, René Aubry, Gothan Project e Mariano Mores e restituisce all’opera dinamiche e ritmi accattivanti. Un canale espressivo più diretto per trasmettere l’angoscia e la disperazione dei personaggi, specie quando il dolore li rende muti. In assenza di parole il corpo si ribella e libera il suo linguaggio. Nasce una nuova ricerca teatrale che unisce diverse arti e le sintetizza in un unico stile espressivo.