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“Se la terra trema”, di Maria Inversi al Sala Uno la storia di una terra che si ribella

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Dall’al 18 marzo sul palcoscenico del Sala Uno Teatro di Roma debutta in prima assoluta Se la terra trema, spettacolo scritto e diretto da Maria Inversi, la cui protagonista, causa terremoto, situazione bellica, danno ecologico, diviene cieca. La narrazione si dispiega per dirci la sua fragilità, ma soprattutto il suo coraggio e la forza estrema di far fronte alla nuova situazione trasmettendo al mondo- pubblico, speranza.

La scena, ideata dalla regista e realizzata sia da Clelia Catalano che dagli allievi dell’Accademia delle Belle Arti, si mostra tra detriti e silenzio, ma qual è la distruzione che ha preceduto ciò che appare tra luci e ombre?

La protagonista, di cui non si conosce nome, provenienza e destinazione, parla, oltre l’italiano, alcune lingue europee (francese, inglese, portoghese-spagnolo, tedesco), quelle che hanno definito assetti geografici e accadimenti di cui siamo oggi testimoni delle conseguenze. Di tanto in tanto la memoria cristallizza parole della lingua madre, così come alcuni passaggi canori di consolazione, per dar vita ad un poliglottismo simbolico, inteso come spazio temporale di fuga dalla realtà.

Un testo emblematico della debolezza di ognuno di noi nell’assetto geo-politico-migratorio, le cui cause vanno cercate non solo nei disastri ambientali in genere, ma anche dalla mancanza di visione equa della distribuzione della ricchezza.

Il personaggio è pertanto espressione della storia umana, sociale e universale che oggi ci interroga in modo incalzante, poiché la trasmigrazione è divenuta massicciamente femminile e dunque, rappresentativa, anche dei velocissimi mutamenti sociali.

Uno spettacolo poetico e toccante in cui l’autrice vuole ricordare il ruolo tutt’altro che secondario, pur se diverso da quello degli uomini, che le donne hanno avuto durante le guerre, tutte le guerre, così come in ogni ricostruzione urbana dovuta a disastri di cui, purtroppo, la memoria tende a dimenticare e cancellare.

Se la terra trema, scritto nel 2016, è prodotto da La Fabbrica dell’Attore del Teatro Vascello, e inizia il suo percorso artistico come atto politico intrapreso dall’autrice e regista Maria Inversi per consentire l’acquisizione del canto della lingua italiana all’attrice e danzatrice armena Mariné Galstyan, unica interprete dello spettacolo.

Lei, forse, è la sola superstite di un terremoto, di una città abbattuta, di un aereo caduto, forse si è persa allontanandosi dal gruppo fuggitivo…ogni supposizione sarà valida. Un video a dirci che le città si sgretolano, mentre lei si narra tra passioni e tenerezza, tra danza e canto. Si assiste alla ricostruzione di un’identità femminile che rintraccia, nella memoria, accadimenti del contesto famigliare che la vide, pur nella povertà, felice.

Un confronto diretto e sincero, sia con l’estraneo, sia con lo straniero che è dentro di noi e si intuisce, accoglie o condivide il punto di vista dell’autrice: non vi è sud del mondo, se non nel modo con cui ognuno guarda l’altro/a e tutte le diversità e tutte le perdite affettive, oppure di ciò che ha consistenza: casa, oggetti, indumenti: il mondo che ci rassicura.

Il pubblico partecipa tanto al senso del perdersi del personaggio, quanto alla gioia del vivere vera forma di speranza perché, come scrive la filosofa M. Zambrano: la vita vuole vivere. E l’autrice aggiunge: “nonostante il dolore”.