Home teatro Una enciclopedia delle emozioni, il Macbeth surreale di De Fusco

Una enciclopedia delle emozioni, il Macbeth surreale di De Fusco

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Luca de Fusco torna a Roma, dopo lo sforzo e lo sfarzo dell’Orestea, andata in scena lo scorso anno all’Argentina. Il suo Macbeth, al Qurino fino al 4 dicembre, frutto di una consapevole lettura cinematografica e poetica, analizza una dimensione nuova dell’opera scespiriana. Essendo andato a svellere le incrostazioni romantiche, De Fusco ha dato aria a un testo che stava diventando un cliché.

Insieme a Gaia Aprea, Lady Macbeth, e Luca Lazzareschi nei panni di Macbeth, lo spettacolo è diventato, a tratti, idealtipico. Con una recitazione volutamente statica e uno scenografia pallida, senza vita, il corpo degli attori era il banco di prova delle profondità dei loro caratteri.

In questa mise en scene, per le scenografia di Marta Crisolini Malatesta, si avvertono le reminiscenze di Appia, con i suoi motivi chiaroscurali, il dilemma della luce e dell’oscurità che va sciogliendosi preferendo una inconsistenza scenografica che permette agli attori e alla musica, minimalista, di brillare loro stessi. Attrazione e reviviscenza vengono offerti come elemento strutturale del rapporto con il pubblico. Pur avendo voluto inclinare dolcemente verso una forma di teatro naturalista, tanto da aver issato fisicamente una quarta parete, gli attori hanno fortemente interpretato il personaggio e sentitolo dentro lo sono riusciti a dominare nel momento in cui hanno calcato le scene, senza cadere mai nel pericolo di giudicare i propri personaggi.

Il dilemma del potere, della violenza, dell’amore viene offerto all’uso del pubblico, che ne celebra l’importanza o l’irrilevanza preferendo o questo o quel Macbeth. Questa è la forza del teatro: la possibilità di selezionare dal ventaglio delle emozioni quella che più ci è vicina in quel preciso momento. Ma questo Macbeth è una enciclopedia di emozioni offerte, catturate e vissute tutte, fino in fondo.