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Una serata dedicata a Sandro Penna al Teatro Argentina

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Doppio omaggio del Teatro di Roma a Sandro Penna, una delle voci poetiche più pure del 900 italiano, con due serate dedicate alla sua poesia, un continuo corpo a corpo tra desideri e paure profonde, dalla leggerezza dei versi alla potenza di uno spirito inquieto e controcorrente.

Lunedì 30 ottobre (ore 21) al Teatro Argentina, festa di poesia e musica con UNA SERATA PER SANDRO PENNA, l’occasione è data dalla pubblicazione nei Meridiani Mondadori del volume penniano di “Poesie e Prose” curato da Roberto Dedier e con una cronologia di Elio Pecora. Si inizia con un breve filmato in cui lo stesso Penna, nella sua casa romana di via della Mola de’ Fiorentini, parla di sé e legge i suoi versi. A seguire Anna Rita Chierici, Massimo Verdastro e Francesco Siciliano leggono una scelta delle poesie penniane; tra loro anche tre allievi della Scuola del Teatro e Prefezionamento Professionale del Teatro di Roma, Angela Ciaburri, Giordana Faggiano e Simone Borrelli. La serata si chiude con un breve filmato in cui un coro di voci bianche canterà due poesie di Penna. Interventi musicali a cura de Symphonie Ensemble (Christian Di Fiore, Pasquale Franciosa, Francesco Loffredi, Angelo Botticella) e il duo Salvatore Zampataro/ Piefrancesco Ambrogio.

Martedì 31 ottobre (ore 19) al Teatro di Villa TorloniaMassimo Verdastro dà corpo e voce al poeta, SANDRO PENNA, UNA QUIETA FOLLIA, su testo di Elio Pecora. Una sorta di spartito musicale, sull’onda di una forte ed empatica conoscenza del poeta perugino, scritto appositamente per Massimo Verdastro che ne ha rielaborato la drammaturgia. Sulla scena un Sandro Penna insonne si racconta e, mentre riflette sulle fonti e sulle ragioni della sua opera poetica, descrive le sue giornate e il tempo che ha trascorso: gli anni del fascismo, la guerra, il secondo dopoguerra, un’intera esistenza fatta di inquietudini e stupori. In una stanza da cui ha smesso di uscire, dove sono accatastati e sparsi oggetti di ogni tipo nella confusione più totale, il poeta elenca i suoi mali, si dilunga sulle sue insonnie. Vagando nella sua stanza, ingoiando pillole, ci parla della sua infanzia difficile, dei suoi rapporti con il padre e con la madre, amorosa e crudele, traditrice e giudicante, che ha segnato la sua esistenza. Quindi l’incontro con l’amico che gli parlò di Rimbaud e Baudelaire, la comparsa della poesia; i dissidi interiori, la diversità ben prima di quella sessuale; l’amore intravisto, inseguito, negato; gli anni della giovinezza, gli impieghi brevi, i piccoli commerci, la sua visione della vita accolta nei versi; le sue frequentazioni e amicizie con Montale, Saba, Pasolini e Morante.