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“Woman before a glass” il trittico scenico in quattro quadri di Lanie Robertson

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Dopo il debutto al Festival di Todi e le repliche al Teatro Quarticciolo di Roma, gli applausi di Torino, Livorno e tante altre città italiane torna nella Capitale, Woman before a glass il trittico scenico in quattro quadri di Lanie Robertson. In scena Caterina Casini diretta da Giles Stjohn Devere Smith, al Teatro Palladium dall’1 al 3 febbraio.

Attraverso un linguaggio disinvolto e trasgressivo (così com’era la stessa Peggy), lo spettacolo racconta alcuni momenti degli ultimi anni della Guggenheim. Si tratta di una performance per un sola attrice, divisa in quattro quadri. Il progetto offre così la possibilità al pubblico di guardare il mondo e l’arte contemporanea attraverso gli occhi di Peggy Guggenheim: ciò che lei ha cercato, indagato, scoperto, sofferto, sostenuto e promosso.

Com’è noto, lei comprò Palazzo Venier dei Leoni a Venezia dove raccolse la sua straordinaria collezione d‘arte moderna. Nel testo di Robertson sono ripercorsi i momenti drammatici della guerra, la fuga di Peggy dalla Francia per le persecuzioni naziste, durante la quale nascose tele e sculture tra i piatti e le vettovaglie di cucina, i difficili rapporti con mariti e amanti. Emergono i suoi momenti di forza e le sue debolezze: il rapporto conflittuale con la figlia, morta suicida; i rapporti d’affari con le più importanti gallerie e musei del mondo; i suoi rimpianti, le nostalgie e il suo scivolare lento verso la serenità della fine.

Peggy Guggenheim fu una donna capace di intuire il mondo che la circondava, coraggiosa, che credeva negli artisti su cui puntava anche se il resto del mondo ancora non sapeva riconoscere quelli che poi furono Pollock, Kandinsky, Mirò, Bacon, Ernst e tanti altri. C’è una componente essenziale che Peggy trasmette al pubblico: la tensione che vive e si specchia nella certezza e nei ricordi; gli amanti, i colori, i pittori, i vestiti, il fumo, gli amici, le macchie, l’acqua, il dramma.

Ogni momento viene rievocato dalla sua memoria rivivendo nei due blocchi scenografici. La tecnica del video-mapping permette di isolare parti di una superficie creando quindi una “mappatura” bagnata dalla video-proiezione.