l Casino Nobile di Villa Torlonia ospita dal 14 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021 la mostra VERONICA MONTANINO | RAMI, a cura di Maria Grazia Tolomeo.
La mostra – che fa parte di Romarama, il programma culturale di Roma Capitale – èpromossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturalie organizzata dallo Studio d’Arte Campaiola. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Filo conduttore degli interventi pensati dall’artista per il Casino Nobile di Villa Torlonia è il tema della metamorfosi, questione al centro della ricerca dell’artista, dedita alla pratica del remix e del camouflage, e richiamata dagli affreschi mitologici della villa che rimandano alle storie di Apuleio, tra cui spiccano le vicende di Amore e di Psiche. La metamorfosi è il “principio ordinatore” della pratica cara alla Montanino del “mischiare di nuovo” con cui l’artista trasforma i materiali più disparati in un processo di “ecologia dell’immagine” che dà luogo a una nuova natura di sua personalissima invenzione. Ma, prima ancora, c’è un intendere la decorazione stessa come metamorfosi, contaminazione, intreccio, sconfinamento, violazione di limiti e confini. È in questi termini che gli ambienti interamente affrescati di questo gioiello dell’eclettismo romano invitano alla simultaneità di una visione plurima, che appare in tutta la sua contemporaneità; in tal senso il principio della decorazione realizza uno spazio brulicante di segni, quasi si trattasse di un organismo o di un processo germinativo in continuo divenire.
Metamorfosi dell’artificiale in naturale e del naturale in artificiale, quello che RAMI propone, condividendo i presupposti stessi alla base del Parco Jappelliano di Villa Torlonia, radicale commistione di natura e artificio. La dimensione dell’oscillare e dell’instabilità caratterizza la ricerca tutta di Veronica Montanino. L’impossibilità di rendere ferma una frontiera per sua natura in movimento diviene specchio stesso dell’arte, in costante fluttuazione tra realtà e finzione, naturale e artificiale, dentro e fuori, una dinamica sempre compresa tra sospensione e trasformazione, in un continuo mutare da uno stato a un altro.
Sebbene sia centrale nella serie di interventi dell’artista il richiamo alla natura (intesa anche come sensibilizzazione della grave emergenza ambientale in atto), i rami intrecciati non sono un ready made o un doveroso omaggio alla tradizione dell’arte povera, ma oggetti da camera delle meraviglie, piante che a guardarle bene appaiono anche animali, forme di vita appartenenti al mondo terrestre e al tempo stesso al cielo e all’acquatico, “scherzi di natura” che servono al pensiero per vedere e rivedere le categorie attraverso le quali classificare il mondo, l’ordinario e lo straordinario.