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“Different Views” una galleria d’arte con diversi punti di vista e il Punto di Vista

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Nicola di Lisa

«Scelta del materiale, utilizzo e limitazione nella sua applicazione, sono un momento essenziale della produzione. Anche l’espansione nell’ignoto, l’ampliamento al di là dello stato determinato del materiale, è in larga misura funzione di questo stato e della relativa critica che esso a sua volta determina». Così Th.W. Adorno che la mostra “Different Views” fa scoprire i suoi cinque percorsi del vedere.

Già entrando nella galleria viene colto l’ intreccio tra materialità e trascendenza, tra empiria e alterità. Un’intreccio ravvisabile nell’abbinamento tra punti di vista del reale, distorti al punto tale da far emergere l’altro dal dato, e l’antiquariato; «Condividere lo spazio con antiquariato affinchè scaldi, contro la percezione delle tipiche gallerie fredde». Dice il gallerista Michele Von Buren alla mostra da lei promossa per RvB Arts, una galleria romana che crede fermamente nella non necessareità di esperienza, conoscenze nel settore e disponibilità economica per apprezzare il piacere dell’arte.

Conseguentemente l’idea di condividere lo spazio espositivo con l’Antiquariato Valligiano, che presenta oggetti provenienti dalle valli alpine, consegnando, attraverso le caratteristiche di allegria e raffinatezza, l’atmosfera accogliente per apprezzare al meglio le opere degli artisti. Se quindi è proprio questo abbinamento a far cogliere un ulteriore punto di vista, cioè quello che ognuno puo’ sviluppare osservando l’ambiente dato, sono poi gli artisti a completare questa sinfonia del visibile.

L’utilizzo di colori fin troppo umani, carnali e l’inserimento di figure animalesche all’interno di paesaggi aperti fa dell’artista Fabio Imperiale il sostenitore del concetto di desolazione e isolamento; «Rispetto alla serie precedente vi è l’eliminazione delle persone, ma permane comunque questo senso di desolazione».

Antitetica a questa visione è invece quella di Charlie Masson, paradossalmente è nell’inverno che viene trasmesso il calore, la vitalità e il senso di condivisione: «Voglio trasmettere l’idea positiva di un paesaggio all’aperto». Commenta l’artista con convinzione; in lui vediamo svilupparsi l’alterità, attraverso il suggerimento di una narrazione al di fuori della cornice del quadro, sia nel calore di un paesaggio di un paese in montagna in pieno inverno sia in uno degli spazi aperti della sua New York (Rougemount Nocturne e New York Views II).

Molto architettonica è, invece, Annalisa Fulvi. Nei suoi lavori fa concentrare l’attenzione sull’elemento della frammentareità unito alla frenesia della società, sfruttando papere, passeri e corna di tori che fusi all’urbano vengono messi in risalto e poi occultati dall’eccessivo materialismo che sfugge alla possibilità identificatoria e conciliatrice con le nostre identità (serie Sinonimi per una pittura insulare). Realizza questo gioco percettivo attraverso l’utilizzo di acrilici su tela. La differenza principale con Imperiale, anch’egli impegnato sul concetto tra vita e ambienti urbani, è nell’instabiltà che qui emerge rispetto al caso precedente.FULVI-2

E’ Arianna Matta che prosegue nel processo astrattivo sfruttando colori ad olio molto diluiti facendo sentire, prospetticamente, un costante allontanamento dal tempo e dallo spazio fino alla fusione dei due assi cartesiani dove emerge chiaramente il limite del visibile manifestarsi. Se quindi l’alterità non puo’ manifestarsi se non attraverso l’elemento materiale, fattuale, unito a quello vitale, a completare il processo astrattivo è Bato: «L’impressione nasce dalla realtà però poi viene sublimata, elimino tutto ciò che reputo superfluo e lascio tutto ciò che è necessario, ho tolto colore, forme che comunque ci sono sempre ma non elaboro le volumetrie, che sono intuibili, come se fosse un’impronta a cui bisogna risalire al concetto che l’ha creata. C’è emozione, ma è un processo mentale, elaboro immagini che sono suggestioni rielaborate, ripulite e nella composizione ci sono vari pensieri». Spiega Bato, prospettiva che permette, attraverso la cura del particolare, di sconfiggere il peso del contenuto storico, materiale insito nei colori, nel dato.

Ognuno degli artisti ha suscitato un interrogativo o una precisa condizione morale ed esistenziale come emerge dall’ultimo esempio. E’ quindi possibile  riscattarci dalla materia attraverso la materia stessa? I 5 punti vista (instabilità, isolamento, essenzialità, allegria, limitatezza):sono in fondo concentrati su un sesto, elemento di congiunzione di ogni condizione: la speranza; il sensibile che non è schiacciato dal sensibile, la materia è come limite e infinito delle sue possibilità. La svolta ontologica riveste lo stesso significato di realtà e assume così, grazie alla prospettiva visiva relativa, il significato di quiddità, di cosalità che si oppone a quello di effettività. La realitas è quindi non più un dato, ma ha alla base una cosalità che è la possibilità, in quanto speranza..

La mostra indica come la datità possa sempre sopravvivere alla contingenza e all’empiria, essa è il perno tra la trascendenza e la realtà e necessariamente ci porta alla svolta etica della speranza in quanto possibilità che le cose possano essere diverse.