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Il kimono che sa di Occidente, la mostra all’Istituto Giapponese di Cultura che svela i segreti della tradizione del Sol Levante

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Lunedì 22 Maggio, una giornata ancora molto fredda per essere primavera, aspetto a San Lorenzo il tram che mi condurrà in Viale delle Belle Arti, lì vicino lungo una via alberata che fiancheggia la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, in Via Antonio Gramsci, sorge l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma, primo esempio nel suo genere all’estero, questo centro culturale fu frutto di una collaborazione architettonica e culurale tra l’Italia e il Giappone, collaborazione culminatasi in un accordo nel 1961 che ancora oggi sussiste.

In questo edificio dalle forme tipicamente appartenenti all’archtettura Heian possiamo visitare la mostra Vivid Meisen – La sfavillante moda kimono moderna un percorso attraverso la moda giapponese, curato dall’Istituto Giapponese di cultura in Roma in collaborazione con l’Ashikaga Museum of Art, il fulcro di questo viaggio è il kimono prêt-à-porter, così come si è sviluppato tra gli anni ’20 e gli anni ’60, questo fu denominato per l’appunto Meisen a causa della sua fattura; la mostra inaugurata il 21 Aprile scorso rimarrà aperta al pubblico fino al 4 giugno prossimo donando ai visitatori lo spettacolo di una ventina di kimono meisen originali, prodotti ed esportati per più di un quarantennio dalle regioni asiatiche verso i diversi paesi occidentali.

Il kimono meisen, può essere definito come un kimono alla portata di tutti, maggiormente economico e dal tessuto meno pregiato poichè derivante dalla lavorazione di seta grezza fuori standard, questi kimono inizialmente furono usati per un uso domestico e familiare, naquerò nell’ottocento, precisamente intorno al 1854 periodo intorno al quale il Giappone cessò una politica isolazionista aprendosi alle influenze estere, nonostante ciò dovremo aspettare i più recenti anni ’20 per un’esportazione di massa ed una maggiore influenza occidentale sui motivi e temi che appariranno su questa tipologia di kimono.

Dalla metà dell’Ottocento fino alla secondo metà del Novecento i rapporti dell’Oriente con l’Occidente migliorarono portando all’integrazione nella cultura orientale di elementi europei ed americani quali ad esempio il cinema, le caffetterie, il bar, favorendo cambiamenti nel mondo della moda e dell’immagine femminile, questi cambiamenti diverranno l’origine di una maggiore emancipazione femminile, noteremo infatti come negli anni ’30, ’40,’50 e ’60 la raffiguazione della donna giapponese nei manifesti e nelle stampe cambi, comunemente ritratta per pubblicizzare il kimono meisen, la donna moderna si presenta con un’acconciatura diversificata rispetto alla tradizione, con delle pose maggiormente sicure e sfacciate, con un portamento del kimono che fa intuire al suo interno una donna non più chiusa tra le mura domestiche ma aperta alla vita sociale e al lavoro.

Il kimono meisen diviene nel ‘900 il simbolo dell’occidentalizzazione dell’Oriente, un prodotto di mercato che sta a significare un cambio di paradigma nella cultura giapponese, un’apertura valoriale e artistica dell’intera regione rispetto alle avanguardie e agli usi appartenenti alla cultura americana ed europea. Nel Meisen possiamo trovare elementi squisitamente giapponesi accompagnati da elementi tipicamente europei, interessante è l’esempio di una serie di kimono meisen con temi floreali, questi hanno principalmente come soggetto rose, tulipani ed altri fiori non coltivati usualmente nelle regioni di Ashigaka, città che raggiunse la massima esportazione di kimono, ma tipicamente europei, li troviamo insieme ad onde e frecce, elementi provenienti dalla cultura guerriera e marittima nipponica, in una commistione perfetta di componenti che appaiono allo spettatore ed al cliente in perfetto equilibrio tra loro.

Oltre ai temi ed agli elementi presenti, possiamo notare anche un’influenza rispetto agli stili, che vanno dal fauvismo, all’impressionismo, al futurismo e alla pop art di Andy Warhol, movimenti artistici che donano al kimono una serialità nella ripetizione degli elementi, un dinamismo, una vivacità nei colori, un chiaro-scuro praticamente assente – rari nell’arte, nel design e nel vestiario asiatico.

Ancora una volta troviamo così nella storia una testimonianza di un’epoca il cui segno si rivela negli artefatti, nel vestiario che da tradizionale e riservato ai soli abitanti asiatici diviene contemporaneo e aperto al pubblico occidentale. Un abito che registra su di sè i cambiamenti di un’epoca: l’emancipazione della donna, il disvelamento di una cultura fino ad allora raccolta e chiusa su se stessa, l’incontro dell’arte del levante con l’arte del ponente.

Una mostra senz’altro da non perdere,
un viaggio per addentrarsi nei meandri di una cultura ancora in larga parte da scoprire.