Il Museo dell’Ara Pacis, fino al 18 settembre 2016, propone un’interessante itinerario attraverso la visione e l’arte di uno dei più grandi maestri della fotografia moderna: Domon Ken.
Attraverso gli scatti del maestro, l’immagine realistica ottiene una sorprendente ed innovativa configurazione. Domon Ken, che inizia la sua carriera negli anni 30, si fa portavoce di realtà sociali emarginate, a volte anche contro i dettami propagandistici del regime, ed elabora un dizionario fotografico in grado di immortalare soggetti tra i più disparati, sempre con una forza espressiva ineguagliabile.
Realtà sociale contemporanea e tradizione si legano indissolubilmente ai destini dei soggetti fotografati; la rabbia, la gioia, la tristezza superano la dimensione individuale per raggiungere la prospettiva dell’intero popolo giapponese. La ricerca concettuale e stilistica della “connessione diretta tra la macchina fotografica e il soggetto” portano Domon Ken all’esplorazione dei luoghi più differenti, dalle baracche di pescatori ai templi buddisti, al teatro Bunraku, vero e proprio patrimonio nazionale, senza tralasciare il chiasso dei bambini di strada.
Quella che ci si presenta è la visione di una realtà osservata con occhio imparziale, capace di restituire con assoluto realismo ciò che costituisce un’intero popolo. L’occhio di Domon ken non si ferma davanti a nessun ostacolo, indaga ogni angolo del suo paese per immortalarne la realtà nuda e cruda, spingendosi fino a rappresentare il disastro di Hiroshima. Un disastro visto non con la prospettiva della morte ma con quella di chi è sopravvissuto e ora deve farci i conti. L’opera di Domon Ken si innalza, a pieno titolo, a fianco di quella di grandi maestri europei come Capa e Cartier-Bresson, mostrandoci un’universo culturale distante ma affascinante.
Andrea Gigante