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“Echoes in time”, un bel concerto ma è mancato il carisma

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Un concerto singolare, con alti e bassi. “Echoes in time”, in scena il 13 febbraio, che è stato sì un momento di bella musica tutto dedicato alla grandezza dei Pink Floyd, che però ha diviso il pubblico. Da una parte gli entusiasti e dall’altra chi, al contrario, storceva la bocca.

Vuoi per la lunghezza della performance e vuoi anche per un non ottima potenza vocale del cantante, una parte del pubblico si è sentita orfana del carisma necessario del frontman che si vuole impadronire, anche solo per un istante, della immensa eredità di Roger Waters.

Buone le trovate sceniche: l’aereo che plana sul pubblico per abbattere il “the wall”, il coro dei bambini che si ribella alla docenza asfissiante. Il gioco delle luci degno di un concerto dei Pink. Che sono stati ottimamente omaggiati, tenendo presente che in più di due ore e mezza sono stati suonati tutti, davvero tutti, i successi che hanno reso questa band una tappa fondamentale nel percorso musicale di qualsiasi individuo.

Peccato per l’assenza di contatto tra la band e il pubblico. Una carenza che ha trasformato un bellissimo concerto in una ottima performance.