Si è conclusa il 18 marzo la seconda data romana de “La fine del Tour”, che ha portato il cantautore e polistrumentista Motta sul palco del Monk per due serate consecutive, registrando un doppio sold out. Dopo aver toccato varie località in tutta Italia, il giovane artista pisano approda a Roma per festeggiare un anno esatto dall’uscita del suo primo album come solista: “La fine dei Vent’anni”, che ha riscosso giudizi positivi da pubblico e critica, aggiudicandosi il Premio Tenco nel 2016.
In poco meno di un’ora e mezza, Motta propone tutte le dieci canzoni che compongono il suo LP, e in aggiunta un pezzo scritto con la sua vecchia band: “Fango” dei Criminal Jokers, creando uno spettacolo ricco di sonorità interessanti, testi orecchiabili e, soprattutto, molto energico. Sul palco, infatti, appare carismatico e intraprendente fin dall’inizio, aprendo con “Roma stasera” e proseguendo con i suoi successi: “Mio padre era un comunista”, il nuovo singolo “Del tempo che passa la felicità”, “Sei bella davvero” (con la breve apparizione sulla scena del cantautore e produttore Riccardo Sinigallia) e “La fine dei vent’anni”. Di notevole presenza scenica e grinta anche il resto della formazione: Giorgio Maria Condemi alla chitarra è agile e deciso, Cesare Petulicchio e Federico Camici (batteria, pad e basso) creano ritmiche salde e cariche, e Leonardo Milani, con le sue tastiere e sintetizzatori, è capace di dare verve e spessore alle melodie. Il pubblico dimostra da subito grande affetto e calore per il musicista pisano, che è stato capace di avvicinare un’audience di giovani a testi cantautorali, amalgamandoli con musiche semplici e moderne. Tuttavia, il sound dei pezzi, sorprendentemente rivisitati rispetto alle tracce del CD, risulta a tratti ancora immaturo e poco definito.
L’allestimento scenografico e le luci creano sul palco atmosfere a volte rilassate, a volte frenetiche con grande dinamicità e cura.
Insomma, un concerto decisamente interessante quello di Motta, che, grazie ad una performance d’impatto, dimostra un talento ancora acerbo sotto alcuni punti di vista ma sicuramente destinato a crescere.
Simone Zangarelli