Pensare al jazz significa, tra le tante possibili interpretazioni, pensare alla possibilità che per un momento, un solo momento, si possa dire, veramente, di poter andare oltre qualsiasi divisione: linguistica, oceanica, geografica per atterrare su un palco che unisca continenti e modi di vivere diversi.
Già nel pubblico, per esempio, le diverse espressioni nazionali sono ancora ben vive. Gli americani sono chiassosi, indifferenti alla musica, anche se la stanno ascoltando, gli italiani ancora non si sono del tutto smarcati dal tipo “sepolcro imbiancato” “gala di fine anno” quando si trovano di fronte a dei musicisti all’opera e non all’Opera.
Ma la vera conquista di un jazz che sa come swingare sta proprio nel riuscire a far dimenticare a tutti di essere anche italiani, americani, francesi o giapponesi.
Ecco, all’Elegance Cafè, venerdì 17 e sabato 18 giugno, Dave Schroeder e Antonio Figura riescono nel miracolo. Schroeder è il direttore dipartimento di “Jazz Studies” alla New York University ed il creatore e conduttore della serie di interviste alla NYU Steinhardt.
Figura è tra le personalità emergenti del piano-jazz italiano, la sua sensibilità jazzistica di matrice europea e la tradizione afroamericana gli ha permesso di collaborare anche con numerosi colleghi internazionali. Creatori del quartetto omonimo, con loro sul palco troviamo: Massimiliano Rolff al contrabbasso ed Ettore Fioravanti per la batteria.
Schroeder è salito sul palco accompagnato dai suoi fedeli strumenti: un clarinetto basso in Sib e un sax soprano in Sib. Due strumenti profondamente complessi ma bellissimi, che sono in grado di dare una lettura roca ma naturale della musica jazz che sono chiamati a interpretare. Prendiamo il caso del clarinetto e del soprano di Schroeder che, pur parlando una seconda maggiore sotto la nota scritta, non ci illude e i “chalumeau” bassi di Schroeder si alternano ai suoi di gola, pallidi ma efflorescenti. Il registro clarino di Schroeder resta fisso, incisivo ed espressivo, così come gli alti rimangono aspri ma profondamente evocativi. I momenti di “subtone” sono stati da applausi e infatti Schroeder si è guadagnato più di un applauso convinto.
Il Sax di Schroeder, dalla prima quinta, è magistrale. Il suono parlato è così evocativo e pulito che sembra dichiarare una simpatica guerra alla suite dell’Arlesienne di Bizet.
Insomma, se siete in giro a Roma e volete sentire del jazz che vi rimanga impresso, dovete andare all’Elegance Cafè. Anche solo per poter ascoltare il magnifico “This is us” per sentire il mood di uno swing che merita davvero.