Home musica La pace degli Dei all’Auditorium Parco della Musica. Bravo Pappano

La pace degli Dei all’Auditorium Parco della Musica. Bravo Pappano

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Applausi a scena aperta per l‘orchestra di Santa Cecilia guidata da Antonio Pappano, che sabato 24 ottobre ha incantato l’auditorium con l’8, la Sesta e un pezzo nuovo di Giovanni Sollima.

Un Pappano in stato di grazia. Il pubblico si aspettava un concerto assolutamente perfetto ed è stato accontentato.

Il brano di apertura, “Ludwig Frame”, di Giovanni Sollima, ha iniziato l’ascoltatore a un mondo contemporaneo, dove però Beethoven è ancora la solida architrave sulla quale si basa tutta la struttura. Come scriveva Alfredo Casella nelle sue memorie, riferendosi a un episodio avvenuto nel Canavese, quando qualcuno gli disse: «Beethoven chi? L’inventore della musica?».

Ecco, il brano di Sollima, partendo da alcune molecole musicali, che lascia volutamente fluttuare nello spazio sonoro senza conclusione, precipita l’ascoltatore dentro l’universo semantico di una nuova struttura dialettica della musica. Una cornice fumosa e concreta che non lascia niente al caso, facendo percepire la grazia e la serietà di un lavoro che vuole essere serio e faceto al tempo stesso. Pur essendo lontani anni luce dalle forme beethoveniane, Sollima ha creato «un loft e messo dentro degli oggetti». Oggetti che al passaggio «creano qualcosa». Al pubblico scoprire cosa. Ma di una cosa si è sicuro: “Extra Ludwig, nulla salus”.

È il turno di Pappano. Dirige una Ottava praticamente perfetta. Una sinfonia complicata questa. Mancando di quella pesantezza che a tratti fa cadere Beethoven nella monodimensione del titanico, la sinfonia, scritta nel 1812, è un grazioso affresco scherzoso.

Attaccando subito in Allegro vivace e con brio, la sinfonia manca del classico momento di apertura in Adagio. Il prima tema, fresco e cantabile, viene esposto splendidamente dagli archi e dai legni, anche il secondo tema, meditativo, ma non per questo meno cantabile, viene esposto con particolare attenzione, senza però scivolare nell’accademico. Lo sviluppo, solitamente tumultuoso, viene accompagnato da Pappano e dalla sua orchestra con una grazia assolutamente perfetta.

L’Allegretto scherzando, pagina aggraziata e comica, nella esecuzione ha saputo rintracciare le sue radici mozartiane. Il Minuetto è stato tutto haydniano, come doveva essere. Il Finale, dominato dal forte contrasto tipicamente beethoveniano di un tema rapido e di uno frusciante, accompagna l’ascoltatore verso la capitolazione della sinfonia che conquista il pubblico.

Ma è con la Sesta che il pubblico va in visibilio. Subito dalle prime battute del pedale basso del canto boemo, i violini i celli e le viole con il loro canto chiudono definitivamente l’annosa questione filosofica su che ruolo dovesse avere la natura nell’arte. Tema dibattuto da Rosseau, Kant e Schelling, autori che il nostro conosceva perfettamente.

Il secondo motivo, espresso a flauti, violini e celli, viene presentato con una grazia assoluta. Permettendo così al pubblico di capire perfettamente la semantica della sinfonia. Non c’è alcun turbamento, come invece si legge facilmente nella Quinta, ad esempio. Caso raro nella poetica beethoveniana. Il secondo movimento, quello che più di ogni altro ha fatto propendere per una interpretazione della Sesta come musica a programma, è svolto nel tono dovuto. Non cedendo al manierismo, ma mantenendo vivo il senso descrittivo di una musica che sta a un passo dall’affresco. Come per esempio il motivo di barcarola che esprime il mormorio del ruscello, che sdoppiandosi in semicrome dà voce «ai mille brusii della natura». Come disse Mila.

L’Allegro, in realtà più uno Scherzo, con i suoi tre temi, l’ultimo esposto dagli oboi su un ostinato dei violini, fa magnificamente da preludio alla tempesta. Momento di angoscia naturale che pre-viene la dolcezza olimpica del finale. Dopo i guizzi degli ottavini e del clarinetto, ecco la pace degli Dèi. L’Allegretto, in forma di sonata e rondò, quasi annunciando le vette della Nona, fa dimenticare al pubblico di essere al chiuso di una sala da concerto, per entrare dentro il mondo della Perfezione. Bravo Pappano.

Curiosità: la Sesta è stata utilizzata dalla Disney come colonna sonora del film “Fantasia”. Film che sarà possibile rivedere, con le musiche suonate dal vivo dall’orchestra di Santa Cecilia, il 5 e il 6 gennaio 2016.

 

Binrome segnala

Filmarmonia di San Pietroburgo, diretta da Yuri Temirkanov, sabato 31 ottobre ore 20.30
Sheherazade e Rachmaninov, Sinfonia n. 2