Fino a pochi giorni fa andava puntualmente nella sede milanese de Il Giornale per curare la corrispondenza con i lettori. Poi, la mattina del 17 novembre, Mario Cervi si è spento. Nato a Crema nel 1921, aveva 94 anni. È stato tra i più grandi giornalisti italiani. Ufficiale di Fanteria nella Seconda Guerra Mondiale, dopo l’8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi in Grecia. Dopo la prigionia, cominciò come cronista al Corriere della Sera. Poi passò alla cronaca giudiziaria, prima di diventare uno dei migliori inviati all’estero. Tra i tanti eventi, seguì la crisi di Suez il golpe dei colonnelli greci e quello di Pinochet in Cile. Nel 1974 lascia il Corriere e segue Indro Montanelli come cofondatore de Il Giornale, come editorialista e vicedirettore. Segue Montanelli anche nella avventura de La Voce, prima di tornare a Il Giornale come direttore. Dirige il quotidiano fino al 2001, poi resta come editorialista di punta, insieme equilibrato e pungente. Il suo rapporto di amicizia e professione con Montanelli ha segnato anche la sua vita di saggista. Con l’amico Indro ha scritto tredici volumi della Storia d’Italia.