Home news cronaca Addio a Piero Buscaroli, il bastian contrario che amava Mozart e Bach

Addio a Piero Buscaroli, il bastian contrario che amava Mozart e Bach

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È morto a Bologna, il 15 febbraio, Piero Buscaroli, uno dei più grandi musicologi italiani. Nato a Imola il 21 agosto 1930, aveva 85 anni. Eclettico, e’ stato sempre in bilico tra giornalismo e musica. Aveva studiato organo, armonia e contrappunto con Ireneo Fuser e si era laureato in Giurisprudenza con una tesi di Storia del diritto italiano. Da giornalista ha lavorato per Il Borghese fondato da Leo Longanesi. Dal 1972 al 1975 fu direttore del quotidiano Roma di Napoli. Nel 1979 iniziò una collaborazione con Il Giornale di Montanelli, usando il proprio nome per la critica musicale, mentre per le note di politica e costume si firmava con lo pseudonimo di “Piero Santerno”. Dal 1976 al 1994 ha insegnato nei Conservatori di Torino, Venezia e Bologna. Ha avanzato l’ipotesi che il Requiem di Mozart sia rimasto incompiuto non, come vuole la tradizione, a causa della morte del suo autore, bensì per una scelta deliberata di Mozart stesso, dovuta alla ripugnanza, da parte di quest’ultimo, ad adempiere la clausola contrattuale (impostagli dal committente) che gli impediva di rivendicare la paternità della sua opera. Secondo la congettura di Buscaroli, Mozart avrebbe ritenuto tale clausola talmente vessatoria da indurlo a non completare la partitura, e forse addirittura a meditarne la distruzione. Il suo memoriale-testamento, Dalla parte dei vinti, è un concentrato di umori profondi, florilegio di accuse, contumelie, ostentato disprezzo verso personaggi italiani conosciuti o solamente famosi. In linea con il suo profilo culturale. Buscaroli si definiva infatti un “fascista deluso“. Di lui ha scritto il critico musicale Paolo Isotta: “Si compiace di sottolineare il suo essere un “bastian contrario”, un “solitario”, un controcorrente. Ciò è fondamentalmente vero, anche se certe cose vanno dette una volta sola. Ma si può e si deve capirlo. Colui ch’è diventato il più venduto, essendo il meno ruffiano, tra gli scrittori italiani di cose musicali, colui ch’era vietato persino citare e adesso è titolare di pareri storici autorevoli e imprescindibili, è davvero un caso a sé. Il primo dei suoi monumentali volumi, il Bach, venne pubblicato dalla Mondadori quasi controvoglia, venne ignorato dalla critica giornalistica e da quella specializzata, e il successo d’un volume di 1.500 pagine esplose in mano all’editore che non sapeva come accettarlo. La formula del libro era inedita, nella mescolanza di biografia rigorosissima e critica che s’inseguivano e chiarivano reciprocamente, mentre possenti squarci si riaprivano sul passato o anticipavano il futuro della narrazione. L’Autore godeva fama di reazionario: si sarebbe dunque aspettata l’immagine di un Bach più che mai inteso alla metafisica e attratto dalla liturgia in contrasto col “mondo”. Ne esce una personalità demonica dominata da una volontà di potenza quale pochi artisti possedettero. Buscaroli non è un “musicologo” professionista. È un vero storico, possiede quindi profondità e ampiezza di visione che all’altro manca quasi sempre; e ha una cultura generale, una conoscenza del mondo classico, una preparazione specialistica sull’arte figurativa e l’iconologia che pochi possono vantare. Eppure non lavora costruendo il “grande affresco”, metodo che ti rende inevitabile il grande, talora il fatale, errore. Con pazienza rabbiosa rilegge le sterminate fonti”.