Debutta al Teatro Studio Uno in prima assoluta dal 18 al 21 gennaio “Era meglio se facevo l’attore”, di e con Andrea Onori,una produzione Virgolatreperiodico per la consulenza artistica di Mariagrazia Torbidoni, uno spettacolo che attraversando l’opera dell’Amleto ne sonda le problematiche esistenziali, lavorative, personali e affettive.
Fare l’Amleto è il problema di molti attori, ma qual è il problema di Amleto? Un attore solo in scena, si confronta con le voci dei personaggi dell’opera shakespeariana Claudio, Polonio, Gertude, parole che sfuggono da una parte e dall’altra, ronzano attorno, spiano l’attore Amleto e ci scommettono contro. Cominciano a prepararsi, meticolosi e ghignanti, puntuali come un’apparizione. Spolverano le coppe, aggiustano la punta ai fioretti, ripassano a bassa voce la parte. Yorick si allena alle capriole, Ofelia allo specchio distingue il languore dalla malinconia.
Fanno sul serio? Un rintocco e gli stivali di Bernardo e Marcello sono già sugli spalti, incollati ai bastioni come il fiato è incollato alla notte, squittisce di angoscia e terrore. Tutto è pronto, ancora una volta e per sempre. Si deve fare, silenzio. Affidarsi allo scheletro della troppo, troppo solida opera per gettare lo sguardo più in là.
L’attore e Amleto, aspirante tale. I due si guardano, ma non si riconoscono. Devono fare qualcosa, ma non sanno da dove iniziare.
Aspettano. “L’Adanimarca” oggi non è il migliore dei mondi possibili. Non tanto per la guerra, ma perché nessuno prende le cose sul serio.
Servi e padroni non combattono più: vanno a banchetto insieme, ai meritevoli è chiesto di farsi da parte, mentre assassini e bugiardi siedono sullo scranno più alto.
E chi a fatica riesce a conquistare il suo guscio d’uovo passa il tempo a volerlo difendere, guardando chiunque si avvicini con sospetto e terrore.
Solo a teatro le cose sembrano andare bene. Per questo tutti vogliono fare gli attori.