Vicino alla moglie, l’attrice Mascia Musy, c’era la sorella Elisabetta Fiorini con la figlia Beatrice, la principessa Ruspoli, gli assessori capitolini alla Cultura e alla Scuola Giovanna Marinelli e Paolo Masini, l’ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno Umberto Croppi, i registi Mascarinelli, Giordano, D’Alessandro, Antonio Calvi alla guida del Teatro di Roma, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, Caterina D’Amico, Giuseppe Ferrazza e Gianni Letta, la produttrice Cecilia Valmarana e l’archistar Massimiliano Fuksas.
La cerimonia è stata officiata da monsignor Paglia che ha ricordato così Franco Scaglia: «E’ morto senza soffrire, con il sorriso. Me lo aveva detto, tempo fa, dopo una caduta, che non aveva paura della morte. La vedeva come una
luce, azzurra, e serena».
«Dio solo sa quanto ci mancherà Franco -ha continuatio Paglia- le sue chiacchierate, le sue discussioni, i suoi sogni. Negli ultimi tempi, però, era triste. Un ‘male’ che, non ha trovato ostacoli, se l’è portato via». Monsignor Paglia ha voluto anche ricordare a tutti l’amicizia del giornalista con padre Piccirillo, uno dei più grandi archeologi della Terra Santa. «Amava Gerusalemme, l’aveva conosciuta quando aveva vent’anni – ha spiegato
Paglia- ripeteva che non si poteva capire la vita senza guarda a quelle terre, senza approfondire la storia del mondo, dell’Europa, del Mediterraneo».
«Franco ci mancherà. Era un uomo mite nell’anima. Sapeva tessere amicizie e scavalcare inimicizie, sempre con l’obiettivo di un bene superiore anche nei confronti di un paese che ha sempre servito».
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