È morto nella sua stanza d’albergo, in via Marsala, presumibilmente per un malore. Khaled Fouad Allam, sessant’anni, gia’ la sera precedente non si era sentito bene, ma aveva rifiutato le cure di un medico. Il cadavere è stato scoperto mercoledì dalle forze dell’ordine, chiamate dal personale dell’albergo perché l’ospite non rispondeva alle chiamate.
Italiano di origine algerina, con Khaled Fuad Allam scompare uno dei massimi esperti mondiali di sociologia del mondo islamico. Insegnava nelle università di Trieste e Urbino e spesso partecipata a convegni di studi in Italia e all’estero. Coltissimo, dal tratto garbato, non scordava mai le sue origini, che chiamava in causa soprattutto in maniera sarcastica. In caso di diverbio non esitava ad ammonire l’interlocutore: “ricordati che sono algerino”. E poteva dirlo in un italiano con inflessioni francesi, oppure in francese e inglesi perfetti. Le sue strenue battaglie culturali a sostegno di un Islam “moderato”, la sue frequenti apparizioni televisive, i suoi interventi sulla stampa, l’originaria passione per la politica, lo portarono nel 2006 a essere eletto deputato nelle file della Margherita di Francesco Rutelli. Confluito nel Pd, nel 2008 non fu ricandidato. Ne ricevette una profonda delusione e avviò una collaborazione con l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, per tornare poi agli studi, all’insegnamento e alla pubblicistica. Il suo ultimo libro, uscito per Piemme nel 2014, era esplicito fin dal titolo: Lo jihadista della porta accanto. Isis, Occidente, una cruda analisi sull’estremismo islamico nato in Europa, una critica agli errori dell’Occidente e, al tempo stesso, una violenta requisitoria contro il terrorismo di matrice islamica, lanciata da un musulmano laico. Tra i suoi libri più popolari Lettera a un kamikaze (2004), La solitudine dell’Occidente (2006). L’Islam spiegato ai leghisti (2011).