L’Arena del Sole ospita “Age“, uno spettacolo prodotto dal ColletivO CineticO e ideato da Francesca Pennini, vincitore del “Progetto Speciale Performance 2012. Ripensando “Cage.”
La scena è spoglia. Solo un grande telo sul fondo per il live visual e due file di panche ai lati del palco, tutto di colore bianco, su cui siedono gli attori: da un lato nove teenager e dell’altro nove over60. Il ritmo è scandito dal regista della scena che sta seduto a un tavolo di profilo tra spettatori e attori con un cellulare, un computer e un gong per dare l’imput di azione agli “esemplari” del palcoscenico. Ogni volta che suona il gong, ciascun performer improvvisa se stesso, in bilico tra rigore zoologico e reattività emotiva, intensità e ironia. Ognuno è vestito in maniera particolare, estremizzata. Non mancano i colpi di scena: a metà, in seguito all’imput, si alzano dal lato dei teenager un ragazzo e dal lato degli over60 una donna, con una lunga treccia bianca: i due si baciano appassionatamente per trenta secondi. Il regista in scena, ad ogni battito, alterna sul live visual dei quesiti che ogni attore “animale” dovrà interpretare; uno ricco di intensità è il seguente: “si alzino tutti coloro che pensano che il giorno più bello della loro vita debba ancora venire”. Si alzano tutti in piedi, tranne una donna degli over60, rimasta seduta avvolta da un velo di malinconia. Nel suo sorriso si è intravisto il ricordo di quel giorno.
Uno spettacolo corale, nonostante la caratterizzazione dei personaggi-attori. Insieme danno vita a balli e architetture, come la piramide umana che pone in cima le tre giovani teenager.
Il progetto “Age” declina con nove teenager “kamikaze” l’analisi sul ruolo dello spettatore e sul concetto d’indeterminazione che attraversa le ultime produzioni di CollettivO CineticO. Il rapporto tra l’aspetto accademico/normativo e il profilo biologico/chimico tipico della soglia dei 18 anni, produce una capacità di assunzione di rischio che rende gli adolescenti i candidati ideali per abitare lo spazio ludico, allo stesso tempo indeterminato e regolamentato, della scena.
“Cage riportato all’età dell’incertezza, dell’alea, del possibile, a quell’epoca della vita fuggevole, complessa, sfaccettata che è l’adolescenza. Comincia la presentazione, il gioco. Nell’eseguire il compunto, nell’intento essere e cercare relazioni con gli altri, nell’indossare atteggiamenti e interpretarli in relazione alle situazioni ogni volta nuove, diventa subito evidente subito la capacità di toccare pudicamente la sostanza invisibile dell’adolescenza, le sue glorie, le sue emarginazioni, le sue incrinature, le sue a volte impossibili, stremanti ricerche di equilibrio, le sue metamorfosi. Francesca Pennini e Angelo Pedroni creano un capolavoro di sensibilità e intelligenza, uno specchio, una cartina al tornasole di quella generazione che i più avanti negli anni considerano un mistero indecifrabile. Non forniscono chiavi d’accesso facili: accumulano maschere e si sa che nella maschera è nascosta, a volte immediatamente visibile, la profondità. Offrono fantastiche, delicate, acuminate folgorazioni. Tutto, dopo un esercizio notevole di composizione finale, una piramide che si forma per incastri e geometrie di corpi, che si destruttura per smottamenti e abbandoni, tutto si dissolve. Lo spazio, in fretta, torna vuoto. Pronto, di nuovo, domani, a diventare scatola magica, geometrico emotivo cappello a cilindro delle magie, degli illusionismi, delle apparizioni e rivelazioni” – Marino per Scene – Il Corriere di Bologna.
Alessadro Vellaccio