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Al Teatro Ambra Jovinelli Venere in Pelliccia provoca il pubblico★ ★ ★ ★☆

1913

La pièce di David Ives , discussa e acclamata ( e conosciutissima dopo l’ uscita nel 2013 dell’ omonimo film di Roman Polanski ) è arrivata per la prima volta in Italia , interpretata da Valter Malosti e Sabrina Impacciatore , dal 26 gennaio in scena all ‘ Ambra Jovinelli di Roma.
L’ unico ambiente scenico , una sala prove di un piccolo teatro , vede un regista stanco e frustrato per non aver ancora trovato , dopo una lunga giornata di audizioni , un’ attrice all’ altezza di interpretare Vanda von Dunajev in uno spettacolo tratto dal celebre romanzo ( appunto ” Venere in pelliccia ” ) di Leopold von Sacher – Masoch ; ad un tratto fa la sua comparsa una donna rozza , sboccata e fastidiosa allo scopo di ottenere un provino dall’ autorevole regista che , infastidito , alla fine accetta nonostante il ritardo e la fretta di tornare a casa . L’ inadeguata Vanda ( che ha lo stesso nome del personaggio che vorrebbe interpretare ) , dopo la lettura delle prime battute del copione si trasforma da banale e fastidiosa aspirante attrice in una altera e aristocratica Venere che riesce a stregare colui che fino a poco tempo prima provava soltanto fastidio e un vago disprezzo . Da un certo punto in poi la vita diventa il teatro , e il teatro diventa la vita delle due persone a confronto , dell’ uomo e della donna che si scontrano in un raffinato gioco di potere sulle tracce della storia raccontata nell’ audace romanzo ottocentesco fino al simbolico scambio di ruoli e alla vittoria ( apparente e interpretabile ) del vendicativo personaggio femminile partito da una condizione di inadeguatezza e subalternità.
La dinamica regista – attrice , nel raffinato gioco metateatrale , rispecchia quello fra l’uomo e la donna nell’ eterno confronto e lotta per la supremazia e l’ ottenimento del piacere e la soddisfazione dei propri istinti. La raffinatezza del tutto risiede nelle personalità interpretate durante l’audizione, quello di una donna che racchiude in sé ogni aspetto della femminilità che accetta e approfitta della soprasensualità e del desiderio di sottomissione di Severin ( il protagonista maschile del romanzo ) in contrapposizione alla dinamica di potere che si esplica durante la prova messa in scena , fino al ribaltamento.
Attraverso gli oggetti di densa profondità simbolica , come stole di pelliccia , divani , forme falliche , collari e stivali ( visto il tema e il romanzo che sta alla base di tutto , chi vuole trovi i richiami che preferisce ) si estrinsecano le forze che si contrappongono e giustificano l’ azione di personaggi illimitati e ricchi di aspetti che un po’ per volta si rivelano allo spettatore e che sbattono nuove carte sul tavolo , a tratti da avanspettacolo.
L’interpretazione , fedele al testo originale di David Ives tradotto da Masolino D’Amico , è ricca di spunti ironici e grotteschi , riuscendo a irridere il pubblico sui temi che trapelano dalla drammaturgia ; al contempo la drammaticità di alcuni passaggi esaltata dalle musiche ( trasformazioni e campionamenti wagneriani ) e dagli effetti sonori aliena e prende in giro sapientemente la tematica trattata , restituendole l’ importanza. Non bisogna cadere in errore , magari lasciandoci trasportare dalla inequivocabilità della visione e dalla schiettezza , nel vedere tutto come una riflessione sul rapporto tra uomini e donne senza tenere in considerazione l’ unicità dei personaggi e la ricchezza delle narrazione interiore mediata dai feticci . Il pubblico viene provocato , e a giudicare dalle reazioni in sala ( ognuno apponga a questo la visione sociologica che preferisce ) con grande successo .
L’interpretazione di Valter Malosti e di Sabrina Impacciatore corrisponde ai personaggi privilegiando l’ ironia , suscitando reazioni e imponendo la drammatizzazione in corrispondenza dei tratti salenti .