” Perché una scena abbia senso ci vuole l’ illusione ” . La frase del filosofo ed esegeta della contemporaneità Jean Baudrillard sembra raccontare le modalità di rappresentazione che stanno alla base di ciò che viene agito sulla scena , tra le tre storie fra di loro sovrapposte .
I sette attori e i tredici personaggi sono parte di quell’ eterno gioco teatrale che ha lo scopo di indagare il doppio artaudiano e cercare allo stesso tempo di indurre suggestioni e anche superare tutto ciò che appartiene alla consunta sfera del quotidiano .
In questo spettacolo che contrappone la densità di significato delle scene e delle azioni a una schietezza e agilità del linguaggio particolarmente incisive , temi dell’ oggi come il porno , il terrorismo e l’immigrazione passano attraverso episodi di metateatro e di rappresentazione scenica che cercano di abbattere quelle giovani rovine della mercificazione e della fragilità esistenziale che si esplica nella frammentazione del tutto ; la compagnia MusellaMazzarelli riesce a veicolare un discorso simile attraverso le suggestioni di Baudrillard ( dal titolo di un importante libro del filosofo è tratto quello dello spettacolo ) e una importante suggestione shakespeariana , all’ interno di un teatro vivo ( in cui si prova ) e uno morto ( in cui vivono e aleggiano oscuri personaggi )
Nella seconda parte dello spettacolo sembra che vengano fuori le conclusioni di imponenti processi interiori e relazionali che conducono ogni storia verso il finale , personale e opposto alla semplicità dell’ intuizione da cui il teatro dovrebbe restare lontano .