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CHIAMAMI X _ con giovani richiedenti asilo e rifugiati di ASINITAS onlus_ 19 e 20 giugno Teatro India

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Mercoledì 19 e giovedì 20 giugno (ore 21) al Teatro India

va in scena l’esito del laboratorio di #teatrocomunitario

condotto da Sergio Giuseppe Scarlatella e Assunta Nugnes

con un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo della scuola di italiano di Asinitas

CHIAMAMI X

liberamente tratto da UNA TEMPESTA di Aimé Césaire

conduzione laboratorio e regia Sergio Giuseppe Scarlatella – aiuto conduzione e aiuto regia Assunta Nugnes

tutor di laboratorio Luca Lotano e Giorgio Sena – luci Taha Elouaer – musiche originali Matteo Portelli

coordinamento Cecilia Bartoli – comunicazione Laura Ciavardini e Maria Rossi – video Myrice Tansini

                                                                                                                                                       ingresso libero        

La replica di giovedì 20 giugno si inserisce all’interno della programmazione che l’Istituzione Biblioteche di Roma – Servizio Intercultura organizza in occasione della

Giornata Mondiale del Rifugiato con un evento dal titolo Raccontare le buone pratiche e l’inclusione (a partire dalle ore 17, programma al sito www.romamultietnica.it).

Giunta alla V edizione, l’iniziativa si svolge per il secondo anno consecutivo nell’area esterna del Teatro India in collaborazione con il Teatro di Roma.


Mercoledì 19 e giovedì 20 giugno (ore 21) al Teatro India vain scena lo spettacolo CHIAMAMI X, esito di un laboratorio teatrale condotto da Sergio Giuseppe Scarlatella e Assunta Nugnes, all’interno del progetto di teatro comunitario Città sospesa di Asinitas onlus con giovani richiedenti asilo e rifugiati, un gruppo eterogeneo per età e nazionalità. Lo spettacoloèispirato alla rilettura che ha fatto Aimé Césaire del testo shakesperiano, elaborando una nuova drammaturgia alla quale ha dato titolo Una Tempesta, “una tra le tante…perchè ci sono molte tempeste, almeno tante quante sono le isole che raccolgano la lotta e il grido di libertà di popoli colonizzati (nel senso ormai ampio del termine)”. Un lavoro corale, una messa in scena semplice che restituisce l’atmosfera di un testo che ancora una volta racconta i paradossi del colonialismo. Il Calibano di Césaire non è che: uno dei tanti uomini strappati alle loro divinità, alla loro terra, alle loro abitudini, alla loro vita, alla danza, alla saggezza; uomini a cui è stato inculcato il timore, il tremore, il servilismo, la genuflessione, la disperazione, riuniti in un solo uomo in rivolta, in un solo unico grido: Libertà, uhuru in Swaili. Uomini capaci di riprendere in mano il loro destino con tenacia, capaci di utilizzare la lingua dei propri colonizzatori per combatterli sul loro stesso terreno: “mi hai insegnato la tua lingua e ciò che ne ho guadagnato è che ora so come maledire” dice Calibano a Prospero. Centrale nel testo è anche il conflitto con il suo fratello Ariel, anch’esso schiavo e servitore di Prospero, ma che vede nell’assimilazione con il colonizzatore (o quanto meno nella finzione di questa) la sua unica possibilità di salvezza. Ariel riavrà la sua libertà, mentre Prospero e Calibano restano così, incatenati a un conflitto senza soluzione.

CHIAMAMI X è la voce tra le voci, in apparente anonimato, è un grido di libertà, è la necessità di essere, in quanto vivi, e affermarlo.

Per sostenere i progetti di teatro sociale: www.asinitas.org

“Il conflitto interculturale nasce soprattutto dalla povertà di immaginario sociale. La costruzione di comunità meticce è la sfida e l’avventura dei nostri giorni, un tipo di sguardo di cui non si può che essere socialmente assetati. Con la dicitura Teatro comunitario, intendiamo una ricerca che prende spunto dalle pratiche del teatro civico e del teatro sociale. Una sperimentazione particolarmente rivolta all’incontro con il mondo dell’immigrazione e intenzionata ad aggiungere nuovo senso e nuove pratiche al concetto di comunità”.