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Dipartita finale, uno spettacolo grottesco per uno humour unico

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SPETTACOLI BRESCIA CENTRO TEATRALE BRESCIANO BRANCIAROLI NELLA FOTO TEDESCHI BRANCIAROLI PAGLIAI E DONADONI 4/06/2015 REPORTER FAVRETTO

Dopo l’apprezzata edizione di Finale di Partita di Beckett del 2006, Franco Branciaroli, come autore, firma con questo Dipartita Finale, un testo ascrivibile alla stessa atmosfera irrazionale e grottesca. Lo spettacolo, in tournée dal 2014, arriva il 1 aprile alle ore 21 sul palcoscenico del Teatro Dadà di Castelfranco Emilia, con un cast di grandi attori del teatro italiano: Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai, Maurizio Donadoni e con loro in scena anche il regista Franco Branciaroli.
La surreale storia, che sembra essere un chiaro richiamo al capolavoro dello scrittore irlandese, viene trasportata in una baracca alle sponde del Tevere, una sorta di rifugio antiatomico, dove vivono tre scarti di una ipotetica società, figure sospese tra irrealtà e concretezza che, accomunate forse dalla stessa disperazione, si sono incontrate per necessità.
Pol (Ugo Pagliai) dorme sempre, sonnecchia in un letto sfatto e ciò nonostante riesce a farsi obbedire da Pot (Gianrico Tedeschi), che non dorme mai e subisce ogni tipo di vessazione perché non ha il coraggio di abbandonarlo. Forse si amano.
Il Supino (Maurizio Donadoni), che crede di essere Eterno, Immortale, parla solo con Pot, bisbigliano. Probabilmente Pot è l’unico che lo capisce. Pol e Pot si agitano per cercare una “Fine” desiderata con timore, mentre il Supino immobile pensa e ripensa al senso della sua esistenza. Sono uomini oltre il tempo e lo spazio, ai quali si aggiunge la “Morte” (Franco Branciaroli), alla ricerca solamente di un posto per dormire.
Una situazione surreale e bizzarra, creata con strumenti irresistibilmente divertenti; una farsa che al suo interno cela una profonda riflessione sul fine metafisico tanto cercato, ma anche temuto: quello di un mondo affossato nell’assenza di valori e che affida la propria longevità alla scienza, in mancanza di una fede nell’immortalità.
“È una parodia, un western, un gioco da ubriachi sulla condizione umana dei nostri tempi – spiega Branciaroli – con tre barboni che giacciono in una baracca sulle rive di un fiume e con la morte, nei panni di Totò menagramo, che li va a trovare impugnando la falce”.
Il finale, a sorpresa, è lieto per tre quarti.
 

Ingresso € 19 / 17
BIGLIETTERIA TEATRO DADÀ
Piazzale Curiel 26 – 059/927138 – 059/9120911
Orari: mercoledì e il giorno prima di ogni spettacolo dalle 15.30 alle 19
venerdì dalle 10.30 alle 14
la sera dello spettacolo dalle ore