Daniela Suraci
Il titolo racchiude il filo conduttore della vicenda
Ritratto in chiave ironica di una famiglia borghese in cui Lucio, assessore progressista di una sinistra disillusa e Ginevra, chef in carriera di una nouvelle cuisine estremizzata che mira al mero piacere estetico; si trovano a fare i conti con l’apoteosi delle turbe adolescenziali della figlia, Camilla, che, una volta incrociato lo sguardo di Lushan, giovane immigrato da una delle zone più povere e arretrate dell’Albania, si trasformerà in una bisbetica domata dei tempi nostri.
Le peripezie del nucleo familiare sono intervallate dai continui interventi di Benedetta, migliore amica di Ginevra, erborista in età avanzata, disperatamente a caccia dell’anima gemella e l’eccentrico vicino di casa della famiglia con un ridondante passato da tenente colonnello.
Un improvviso guasto all’impianto idraulico porta nella vicenda l’immagine del diverso nelle vesti di Igli e Lushan, giovani idraulici albanesi.
Al vacillare dei palazzi del perbenismo emergono similitudini, pregiudizi e luoghi comuni che sembrano non poter appartenere ad una famiglia così aperta e tollerante.
La scena è dominata da una critica sottile e costante che in alcuni picchi si fa graffiante fino a svelare, tra le righe, fantasmi che si annidano nell’inconscio collettivo pur sempre mediando con momenti di comicità.