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“E C H O E S”, il grido della disperazione della Compagnia dei Marabutti al Teatro Studio Uno dal 18 novembre

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Debutta in prima assoluta al Teatro Studio Uno dal 18 al 22 novembre la nuova produzione della Compagnia Marabutti “E C H O E S” scritto da Lorenzo De Liberato e diretto da Stefano Patti, protagonista in scena insieme a Marco Quaglia di un lavoro inedito originale che apre la stagione delle Residenze Artistiche 2015-16 della Casa Romana del Teatro Indipendente di Torpignattara. 

 

E’ il 13 aprile. Ore 19:00. 15° distretto (Midwest). Una bomba ha ucciso più di un milione di innocenti. Un giornalista, De Bois, si ritrova nel bunker di Ecoh, il fautore della strage, per intervistarlo sul disastro appena avvenuto.

Quella che sembra un’intervista si trasforma inesorabilmente in una sfida tra i due personaggi in cui Economia, Religione, Amore, Potere si intrecciano, vengono analizzati, sviscerati.

Ma nel corso dell’azione scopriamo l’esistenza di un gruppo di rivoltosi, denominato Gli Apostoli, una minaccia terroristica volta ad eliminare ECOH. Chi è alla guida degli Apostoli ? Cosa lega ECOH e DE BOIS?

Quando oramai la situazione sembra aver preso una piega irrimediabile scopriamo finalmente il legame che unisce i due personaggi, non più così distanti. Chi è la vittima? Chi il carnefice? Non ci troviamo in un bunker ma in un limbo alle porte dell’inferno in cui i personaggi si divorano nella (vana) speranza di trovare una soluzione ad una situazione di crisi in cui l’uomo stesso è caduto.

«La ricchezza dei temi (come citato nella sinossi: Amore, Potere, Economia, Religione) presenti in Echoes è certamente un’arma a doppio taglio – spiega il regista – ma la spaventosa armonia con cui vengono  affrontati e pilotati permette un’interessante analisi sull’uomo, soprattutto delle sue paure. Ecco: la Paura. Questo è il macro-tema dell’opera, che racchiude tutto».

«L’opera diventa così un avvicinamento pauroso verso un burrone durante il quale ECOH e DE BOIS si interrogano su quale debba essere la “soluzione” a questa crisi; ma parliamo davvero di crisi economica? Oppure quello di cui si sta veramente parlando è una “crisi” di emozioni, di ideali e di obiettivi?  Diveniamo così spettatori – conclude – di un urlo disperato dove l’unico interlocutore è un eco freddo e distaccato».