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Eliseo, uno Schnitzler senza entusiasmo

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Edoardo Latessa

Dal 2 al 14 febbraio al Teatro Eliseo di Roma va in scena ”Scandalo”, opera dell’austriaco Arthur Schnitzler. Diretta da Franco Però, con la traduzione di Ippolito Pizzetti e interpretata da Stefania Rocca, Franco Castellano e Astrid Meloni.  La pièce di Schnitzler  mostra con mordacia e disincanto l’ipocrisia delle rigide convenzioni sociali dell’alta borghesia viennese di fine ottocento, una società chiusa e aristocratica  impreparata all confronto con la diversità considerata oscena e minacciosa.

Schnitzler racconta la storia di un amore clandestino tra Hugo, rampollo di una ricca famiglia alto-borghese e Toni, ragazza giovane e affascinante ma di bassa estrazione sociale. La storia è sconvolta dalla precoce morte di Hugo, il quale sul letto di morte rivelerà alla propria famiglia la scandalosa esistenza di Toni e di loro figlio, manifestando il desiderio che i  due vengano accolti in casa, dando così vita ad una imbarazzante convivenza fra timori e pregiudizi.

”Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista”. Così rispondeva il noto scrittore e regista Pierpaolo Pasolini in una intervista del 1975. L’opera di Schintzler del 1898 è in effetti una rottura con la morale rigida e conservatrice della società borghese, ossessivamene aggrappata  alla propria posizione sociale, al rispetto di norme e convenzioni e in aperto contrasto con chi non ne fa parte, svelandone paradossi e ipocrisie. Ma la rottura che il testo di Schnitzler ha potuto rappresentare al momento della sua stesura non è altrettanto evidente ai giorni nostri, l’energia e la forza scandalistica dell’opera rimangono sedimentate all’epoca della sua stesura e il personaggio di Toni (Astrid Meloni) non ha più la forza di spaccare il pubblico come sarebbe successo nel secolo scorso.

Tuttavia l’isolamento e il rigetto da parte della società la porta ad incarnare una figura universale come quella dell’emarginato, del diverso, portato a scontrarsi costantemente con un mondo che lo rifiuta. Stefania Rocca interpreta Emma, zia di Hugo e sua confidente, un personaggio forte e anticonformista che non accetta la fredda e impersonale morale di Aldolf, il capofamiglia interpretato da Franco Castellano, eppure lei non può nulla in un ambiente dove il diverso è osteggiato e abbandonanto vigliaccamente.

Lo spettacolo non fa scintille a causa della qualità della recitazione piuttosto deludente, una calma piatta affonda il palcoscenico senza lasciare il segno, non c’è pathos ne entusiasmo. Franco Castellano con il suo Adolf isterico e vivace regala qualche risata sporadica ma che non basta a scaldare le scene. Nonostante il personaggio interessante Stefania Rocca non brilla, come d’altronde l’intera compagnia. Lo scenografo Antonio Fiorentino e il costumista Andrea Viotti, invece, trasportano in un estetica realistica e vitale che permette allo spettatore di respirare l’autentica aria viennese di fine ottocento.