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“Faust” Una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino di Li Meini al Passioni di Modena

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Arriva sul palcoscenico del Teatro delle Passioni di Modena dal 5 al 13 novembre Faust, una produzione fortemente voluta da ERT e realizzata grazie alla fiducia, al sostegno e all’entusiasmo della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino.
Una sfida importante affidata alla giovane regista tedesca Anna Peschke e a un gruppo di altrettanto giovani interpreti cinesi accompagnati da un ensemble musicale composto da musicisti italiani e cinesi, che eseguono un repertorio musicale originale composto da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Chen Xiaoman.
Con questo lavoro Anna Peschke si propone di cercare un possibile nuovo linguaggio fra Oriente e Occidente. Una sfida ambiziosa che si declina in diversi aspetti, dall’avvio di un fertile rapporto con la China National Peking Opera Company, fino all’indagine gestuale e musicale del linguaggio scenico orientale.
Anna Peschke, è al suo secondo lavoro basato sullo studio del linguaggio dell’Opera di Pechino dopo un Woyzeck, presentato a Pechino e a Francoforte. «Lì dove l’Occidente perde la parola – è la visione della Peschke – può entrare in gioco l’espressività rituale dell’Oriente; dove la rigidità della tradizione orientale si farà scalfire emergeranno pieghe di senso e di espressività rivitalizzanti per la comprensione contemporanea.»

Le origini del Jīngjù (termine cinese che indica l’Opera di Pechino) risalgono alla dinastia Tang (618-907 d.C.) benché la «nascita del Jīngjù» venga collocata nel 1790, anno in cui numerose compagnie provenienti dalla Cina meridionale si radunarono a Pechino in occasione del compleanno dell’Imperatore. Queste compagnie continuarono a collaborare per i sei decenni successivi, portando così alla creazione di ciò che ora è conosciuto come Jīngjù. Questa famosa arte performativa non solo combina canto e recitazione come avviene nell’opera occidentale ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali in uno stile affascinante. Per questo motivo l’UNESCO ha incluso lo Jīngjù nella lista del “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

«Il mio progetto – ha dichiarato ancora Anna Peschke – si confronta con Faust di Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), di cui qui si indaga la prima parte. Pubblicato per la prima volta in Germania nel 1808, è considerato un capolavoro fondamentale della letteratura tedesca. Tradotto per la prima volta in cinese grazie al lavoro di Guo Moruo (1892-1978) solo nel Novecento è stato diffuso come testo di letteratura occidentale, studiato nelle università, e ha raggiunto il grande pubblico. Nel 2010, nel corso di un convegno, Zhang Yushu, studioso cinese specialista in studi germanici dichiarò: “Goethe sente, pensa e agisce come un poeta mandarino cinese”. Questa frase mi ha incoraggiato a creare un ponte tra la cultura tedesca e quella cinese, grazie alla tragedia di Faust.»

«Come regista – prosegue la Peschke – la mia sfida principale risiede nel lavorare con gli attori della China National Peking Opera Company: questi performer possono raccontare un’intera storia con i movimenti, attraverso la danza e le azioni. Tra le peculiarità dell’educazione dell’Opera di Pechino, c’è infatti l’insegnamento della facoltà di comunicare grazie al corpo e al gesto, senza ricorrere all’uso della parola.
Il testo, in lingua cinese, è stato rielaborato in collaborazione con la drammaturga Li Meini che ha scritto i versi in Jīngjùmandarino poetico. Il mio obiettivo è stato quello di interpretare il capolavoro di Goethe lavorando in stretto contatto con gli attori della Compagnia dell’Opera di Pechino alla ricerca di una possibile scambio tra la cultura teatrale tedesca e le performing arts. Con il mio lavoro aspiro a realizzare una performance sperimentale e interculturale, facendo interagire diversi linguaggi scenici».

Teatro delle Passioni, Viale Carlo Sigonio 382, Modena
Stagione 2016/2017

5, 12 novembre ore 20.00
6, 13 novembre ore 15.30
8, 10, 11 novembre ore 21.00
9 novembre ore 15.00