In questo incontro con Gabriele Lavia non c’è scena, non c’è regia, c’è un grande attore, il pubblico e il testo straordinario di una tragedia “Sono un attore che non ha mai scelto un testo perché volevo fare quella parte, ma cercando sempre la sfida, il confronto con i grandi problemi dell’esistenza che ti propongono i classici: la vita è troppo corta per perdere tempo facendo sciocchezze!”.
Il rapporto di Gabriele Lavia con Re Lear ha un sapore antico, risale infatti al 1973 la sua prima interpretazione della grande tragedia, sotto la direzione di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano. Eppure a 73 anni tornare a fare Re Lear, la tragedia dell’ingratitudine filiale, resta il sogno nel cassetto, che non può più realizzare perché ce ne sono stati troppi negli ultimi tempi, tra gli altri quello di Michele Placido. «Chissà se riuscirò più a farlo – dice – perché Re Lear è anziano, ma non vecchissimo: è un uomo ancora in forze che deve riuscire a portare in braccio Cordelia, e se non ci riesce non può essere Re Lear».
L’incontro del Teatro Eliseo si costruisce intorno a una personale narrazione della grande tragedia, un percorso di lettura, di commento al testo e di pura recitazione. Lavia penetra il testo con tutto sé stesso e la sua forza, alla ricerca dell’essenza e di un significato della tragedia che ancora oggi è attuale, nella consapevolezza che «il teatro è un’arte inafferrabile, eppure il mondo, l’uomo sarebbe diverso se non ci fosse stato il teatro, l’unico luogo in cui l’essere umano assiste alla rappresentazione di se stesso, l’unico in cui quindi può riconoscersi e, nel bene o nel male, prendere coscienza, come del resto accade all’attore ogni volta che dice “io faccio un certo personaggio”».
Gabriele Lavia ha attraversato con il suo lungo lavoro – sia da attore che da regista – le più grandi tragedie di Shakespeare: «Shakespeare è il più grande di tutti, perché in tutte le tragedie si limita a parlare del problema dell’essere e del non essere. Amleto l’essere ed il non essere. Macbeth, l’incertezza dell’essere. Otello, l’illusione dell’essere. Re Lear, il declino, la rinuncia dell’essere. Re Lear rinuncia ad essere re, ma poi vorrebbe esserlo». Abbiamo visto nell’incontro sulla grande tragedia con Di Giacomo, Nadia Fusini e Massimo Cacciari (lunedì 5 novembre al Piccolo Eliseo) come il dramma di Re Lear sia che la rinuncia all’essere re porti al non essere, viceversa nel mondo devi pur essere qualcosa, altrimenti entri nel mondo della pazzia.
Venerdì 27 novembre 2015, ore 16.00
Teatro Eliseo
Ingresso libero